Terza domenica di Pasqua, anno di Matteo

At 2,14.22-33/ 1Pt 1,17-21/Lc 24,13-35

Santi schiaffoni

Gesù è nella nostra vita, giusto.

Lo abbiamo conosciuto, lo ascoltiamo, lo amiamo e, in qualche modo, lo seguiamo. Sì: siamo discepoli, o vorremmo esserlo. Anche in questi tempi di discernimento e di prova per la nostra Chiesa europea, anche in questo mondo che ci stordisce con la sua violenza.

Gesù c’è, assolutamente. E sappiamo che è risorto, ci crediamo, ci credo.

Eppure nonostante la sua presenza, nonostante i mille segni e le consolazioni, ci sono tempi e momenti in cui ci sembra di affogare, travolti dalle troppe contraddizioni, dalle tante cose da fare, dai problemi che via l’uno arriva l’altro, con l’esperienza e la consapevolezza dei nostri limiti.

Allora prevale la tristezza e lo sconforto, nonostante tutto. Allora scivoliamo nel vittimismo e abbiamo mille e mille ragioni per dirci insoddisfatti.

Qualcuno come noi lo troviamo sempre e parlare delle proprie disgrazie, chissà perché, sembra una buona idea. Come per avere conferma che (sospiro) non ci sono vie d’uscite. E la vita è una croce da portare, altro che.

Non ditelo ai discepoli Emmaus.

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