Natale del Signore – Notte: Is 9,1-3.5-6; Tt 2,11-14; Lc 2,1-14
Pellegrini di speranza
La gente non è stanca della vita, perché la vita è un dono di Dio che continua a essere motivo di stupore e di gratitudine. La gente è stanca di una vita senza senso, che è interpretata come un ineluttabile andare verso la morte. È stanca di una previsione di futuro che non lascia speranza.
Così il vescovo di Milano, Delpini, parlava alla città in occasione di sant’Ambrogio, fondatore della diocesi più grande del mondo. E il discorso continuava parlando di una stanchezza profonda, apparentemente insormontabile, perniciosa, stordente.
La gente è stanca di un lavoro che non basta per vivere, della frenesia che si impone alla vita delle famiglia, di una politica fatta di battibecchi, della comunicazione che raccoglie la spazzatura della vita.
E concludeva: per favore, lasciate riposare la gente!
A questo serve, fra le altre cose, il Giubileo: a lasciar riposare la terra, a liberare gli schiavi, a condonare i debiti (cfr Lv 25,8-13). A ribadire il primato di Dio su tutto. Sulle guerre (sempre inutili), sulla distruzione, sull’arroganza, sul potere che uccide, sul profitto ingiusto, sulla speculazione.
Dio è di più.
E oggi inizia questo anno speciale, diventando pellegrini di speranza, portando a tutti la notizia che Cristo è la nostra speranza.
Nonostante tutto, ancora una volta, arriva Natale.
E con lui, ancora, ostinatamente, arriva, Dio.
Il nostro Dio. Il mio amatissimo Dio.
Non facciamo finta che Gesù nasce: è già nato nella Storia e tornerà nella gloria.
Ma qui e ora chiede spazio nel mio cuore.
Non è Natale, è il mio Natale.
È Dio che chiede ancora di nascere, qualunque sia il mio stato d’animo, dopo tanti natali vissuti.
Sono io che ancora posso nascere.
Dio si è fatto uomo perché impariamo a diventare più uomini. Che Storia. […]
Commento al Vangelo del 25 Dicembre 2024
Natale del Signore – Notte: Is 9,1-3.5-6; Tt 2,11-14; Lc 2,1-14
Pellegrini di speranza
La gente non è stanca della vita, perché la vita è un dono di Dio che continua a essere motivo di stupore e di gratitudine. La gente è stanca di una vita senza senso, che è interpretata come un ineluttabile andare verso la morte. È stanca di una previsione di futuro che non lascia speranza.
Così il vescovo di Milano, Delpini, parlava alla città in occasione di sant’Ambrogio, fondatore della diocesi più grande del mondo. E il discorso continuava parlando di una stanchezza profonda, apparentemente insormontabile, perniciosa, stordente.
La gente è stanca di un lavoro che non basta per vivere, della frenesia che si impone alla vita delle famiglia, di una politica fatta di battibecchi, della comunicazione che raccoglie la spazzatura della vita.
E concludeva: per favore, lasciate riposare la gente!
A questo serve, fra le altre cose, il Giubileo: a lasciar riposare la terra, a liberare gli schiavi, a condonare i debiti (cfr Lv 25,8-13). A ribadire il primato di Dio su tutto. Sulle guerre (sempre inutili), sulla distruzione, sull’arroganza, sul potere che uccide, sul profitto ingiusto, sulla speculazione.
Dio è di più.
E oggi inizia questo anno speciale, diventando pellegrini di speranza, portando a tutti la notizia che Cristo è la nostra speranza.
Nonostante tutto, ancora una volta, arriva Natale.
E con lui, ancora, ostinatamente, arriva, Dio.
Il nostro Dio. Il mio amatissimo Dio.
Non facciamo finta che Gesù nasce: è già nato nella Storia e tornerà nella gloria.
Ma qui e ora chiede spazio nel mio cuore.
Non è Natale, è il mio Natale.
È Dio che chiede ancora di nascere, qualunque sia il mio stato d’animo, dopo tanti natali vissuti.
Sono io che ancora posso nascere.
Dio si è fatto uomo perché impariamo a diventare più uomini. Che Storia. […]
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