Quinta domenica di Quaresima

Ez 37,12-14/Rm 8,8-11/Gv 11,1-45

Tanto

Scrivo sempre con qualche settimana di anticipo, di solito la domenica sera.

Lo faccio all’inizio della mia nuova settimana. Guardo avanti, insomma, non so mai se riuscirò a tenere fede a questo piccolo servizio che procede da più di vent’anni anni senza interruzioni e allora, prima di cena, mi siedo a digitare. 

Approfitto dei momenti di relativa calma dal dolore che mi accompagna da nove lunghi mesi, in attesa di un qualche parto. Lo faccio mettendomi in ascolto, lasciando alla Parola il compito di aiutarmi ad attraversare il deserto, di puntare al Tabor, di raggiungere Cristo sorgente e luce e pace.

Approdo.

Sposo.

E mi chiedo nella mia nuda preghiera, chi sei amico che leggi, che cammino stai facendo, sorella amata. Non lo so. Affido le mie parole al vento dello Spirito. 

Non conosco la tua storia (preziosa agli occhi di Dio) ma sono certo che ha a che fare con il vangelo di oggi. Perché abbiamo urgente bisogno di uscire dai sepolcri. E di toglierci le bende.

Perché siamo tutti Lazzaro. Pensiamo di essere vivi, ma siamo morti e sepolti sotto cumuli di pietre.

Chissà se questo tempo difficile che ha messo a nudo le nostre piccinerie, le nostre paure, i nostri egoismi, la nostra poca fede, non sia la svolta per farci rinascere.

Chissà se avremo il coraggio di ascoltare quel grido che scuote.

Vieni fuori!

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