Ger 33,14-16/salmo 24/1Ts 3,12-4,2/ Lc 21,25-28.34-36
Scalpellini
Sorrido. Birichino di uno Spirito Santo.
Iniziamo l’avvento e la liturgia ci (mi) propone un testo che mi è stato caro all’inizio della pandemia, nel marzo 2020. Un testo che ho quasi mandato a memoria, che mi ha accompagnato nelle dirette, nella ripresa, nella riorganizzazione della mia vita itinerante e inquieta.
Ed eccolo nuovamente qui quel testo, quasi come un’ammonizione, un invito a capire quanto abbiamo (ho) fatto in questi due anni.
Una ri-Creazione, in un qualche modo.
Perché è una Creazione al contrario quella che Luca descrive all’inizio di questo nuovo anno liturgico: la Genesi, in un linguaggio poetico e parabolico, racconta il passaggio dal caos all’armonia, qui, Luca, in un linguaggio denso di immagini e di visioni, chiamato apocalittico, descrive il passaggio dall’armonia al caos.
Descrive, in maniera immaginifica, quello che sta vivendo la sua comunità, fragile vaso di coccio in mezzo a vasi di ferro, apparentemente travolta dai grandi eventi dell’Impero: le guerre, le lotte di potere, le migrazioni, le carestie…
Quello che stiamo vivendo noi, in una infinita litania di lamentele, di degrado, di violenza e incomprensione crescente, di problemi mondiali irrisolti, dal clima al lavoro, in un tempo in cui le guerre sono riapparse e mietono vittime in vari angoli della terra, di una pandemia ancora non domata che ha messo in luce tutte le nostre illusioni.
Dalla Creazione al caos. Questo sta accadendo, certo.
O questo è ciò che pensiamo stia accadendo.
E che l’uomo pensa da sempre. In ogni epoca. In ogni istante. In ogni vita.
Non è una novità, lamentarsi, aspettarsi il peggio.
Non sta in questo la novità del Vangelo. Non ci uniamo, anche noi cristiani, all’infinita schiera dei lamentosi di professione. Anzi. […]
Commento al Vangelo del 28 Novembre 2021
Prima domenica di Avvento, anno di Luca
Ger 33,14-16/salmo 24/1Ts 3,12-4,2/ Lc 21,25-28.34-36
Scalpellini
Sorrido. Birichino di uno Spirito Santo.
Iniziamo l’avvento e la liturgia ci (mi) propone un testo che mi è stato caro all’inizio della pandemia, nel marzo 2020. Un testo che ho quasi mandato a memoria, che mi ha accompagnato nelle dirette, nella ripresa, nella riorganizzazione della mia vita itinerante e inquieta.
Ed eccolo nuovamente qui quel testo, quasi come un’ammonizione, un invito a capire quanto abbiamo (ho) fatto in questi due anni.
Una ri-Creazione, in un qualche modo.
Perché è una Creazione al contrario quella che Luca descrive all’inizio di questo nuovo anno liturgico: la Genesi, in un linguaggio poetico e parabolico, racconta il passaggio dal caos all’armonia, qui, Luca, in un linguaggio denso di immagini e di visioni, chiamato apocalittico, descrive il passaggio dall’armonia al caos.
Descrive, in maniera immaginifica, quello che sta vivendo la sua comunità, fragile vaso di coccio in mezzo a vasi di ferro, apparentemente travolta dai grandi eventi dell’Impero: le guerre, le lotte di potere, le migrazioni, le carestie…
Quello che stiamo vivendo noi, in una infinita litania di lamentele, di degrado, di violenza e incomprensione crescente, di problemi mondiali irrisolti, dal clima al lavoro, in un tempo in cui le guerre sono riapparse e mietono vittime in vari angoli della terra, di una pandemia ancora non domata che ha messo in luce tutte le nostre illusioni.
Dalla Creazione al caos. Questo sta accadendo, certo.
O questo è ciò che pensiamo stia accadendo.
E che l’uomo pensa da sempre. In ogni epoca. In ogni istante. In ogni vita.
Non è una novità, lamentarsi, aspettarsi il peggio.
Non sta in questo la novità del Vangelo. Non ci uniamo, anche noi cristiani, all’infinita schiera dei lamentosi di professione. Anzi. […]
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