Ventiseiesima domenica durante l’anno

Nm 11,25-29/ Gc 5,1-6/ Mc 9,37-42.44.46-47

Paralimpiadi

Orbi, monchi, zoppi.

È quello che dovremmo diventare, dopo avere letto l’indigesto e indigeribile Vangelo di oggi. Che, per la precisione, va preso come una provocazione paradossale in questo caso. Ma se Gesù deve ricorrere a queste iperboli è perché sa bene quanto siamo abili nel rendere insapore ogni sua parola sferzante.

Cavati un occhio, tagliati una mano o un piede se fanno scandalo ad uno solo di questi piccoli.

A coloro, cioè, che si sono avvicinati al Maestro salvo poi incontrare coloro che del Maestro sono (dovrebbero essere o almeno tentare di diventare) somma trasparenza. Cioè noi. Cioè io.

E per cosa si scandalizzano questi poveri?

Nel vedere discepoli che litigano sui primi posti, su chi sia il primo della classe, come dicevamo domenica scorsa, che non capiscono la logica del Maestro che si dona fino a morirne. 

Nell’incontrare comunità rissose, chiuse, autoreferenziali, che vivono al proprio interno le stesse dinamiche del mondo, fingendo, invece, di essere virtuose e devote.

Nel trovare discepoli che, invece di accogliere, invece di spalancare le porte e il cuore, invece di gioire per chi si avvicina al Signore, invece di benedire il Padre se lo spirito di profezia contagia anche chi non è dei nostri, diventano inutilmente polemici, divisi, rancorosi, intransigenti.

Innalzano muri, costruiscono dogane, rilasciano patenti di buona condotta.

E che, invece di gioire nel ricevere un bicchiere d’acqua, mormorano guardando di sbieco chi glielo offre, sospettosi, sempre pronti ad emettere (inappellabili) giudizi etici e di opportunità.

Esagero?

Volesse Dio! 

Ma se tanta fatica sta facendo la Chiesa, e la Chiesa italiana in particolare, non è perché sia cambiato l’irresistibile messaggio di vita e di amore del Vangelo. ma perché, semmai, lo abbiamo appesantito con mille orpelli e “distinguo” rendendolo poco attraente. […]

CONTINUA A LEGGERE IL COMMENTO SU PAOLOCURTAZ.IT