Siamo ancora impauriti, storditi. Come plantigradi che escono dalla tana dopo un lungo inverno.
La paura è ancora tanta. E non sappiamo ancora se e per quanto tempo saremo in bilico fra il sentirci liberi e guardare come possibile untore ogni persona che incontriamo.
Pare che l’unico modo per proteggersi, senza alcuna evidenza scientifica, sia ancora la distanza sociale. Complimenti ai tecnici soprattutto per la loro competenza linguistica.
Non bastava dire distanza fisica? No.
Sociale. Cioè: le relazioni sono un pericolo. Ecco, bravi.
Come se ne avessimo bisogno.
E la nostra Chiesa italiana ancora si guarda attorno stranita. Sono iniziate timidamente celebrazioni marziane, che negano la comunità; tutti mascherati, tutti distanti, nessun abbraccio…
Sia, ma fino a quando?
Tant’è. Non si tratta di tornare come prima ma di cogliere, di quello che è accaduto, l’insegnamento profondo, le indicazioni per l’anima.
È tempo di accogliere il cambiamento. Almeno quello interiore.
Tempo di lasciare spazio ad uno sguardo diverso, alternativo, innovativo.
Delle persone, della società, dell’essere Chiesa.
Difficile, direte. Non ce la facciamo. Non siamo capaci.
Commento al Vangelo del 31 Maggio 2020 – Ha fede in noi
Distanziamento sociale
Un passo alla volta.
Siamo ancora impauriti, storditi. Come plantigradi che escono dalla tana dopo un lungo inverno.
La paura è ancora tanta. E non sappiamo ancora se e per quanto tempo saremo in bilico fra il sentirci liberi e guardare come possibile untore ogni persona che incontriamo.
Pare che l’unico modo per proteggersi, senza alcuna evidenza scientifica, sia ancora la distanza sociale. Complimenti ai tecnici soprattutto per la loro competenza linguistica.
Non bastava dire distanza fisica? No.
Sociale. Cioè: le relazioni sono un pericolo. Ecco, bravi.
Come se ne avessimo bisogno.
E la nostra Chiesa italiana ancora si guarda attorno stranita. Sono iniziate timidamente celebrazioni marziane, che negano la comunità; tutti mascherati, tutti distanti, nessun abbraccio…
Sia, ma fino a quando?
Tant’è. Non si tratta di tornare come prima ma di cogliere, di quello che è accaduto, l’insegnamento profondo, le indicazioni per l’anima.
È tempo di accogliere il cambiamento. Almeno quello interiore.
Tempo di lasciare spazio ad uno sguardo diverso, alternativo, innovativo.
Delle persone, della società, dell’essere Chiesa.
Difficile, direte. Non ce la facciamo. Non siamo capaci.
Vero. Infatti non dipende da noi, non scherziamo.
È tempo di Pentecoste.
Finalmente.
[…]
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