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Lettura del Vangelo secondo Matteo 13, 47-52
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
Eppure è stato chiaro il Signore, difficile manipolare le sue parole, interpretarle in altro modo!
Parla di rete che raccoglie pesci buoni e meno buoni e dice che sarà proprio il Signore, alla fine dei tempi, a fare la selezione.
Il Signore, non noi.
E alla fine dei tempi, non oggi.
Invece viviamo con insofferenza il fatto che nella Chiesa, a volte nella nostra comunità di appartenenza, ci siano cristiani che giudichiamo poco seri o troppo antiquati o fanatici.
Questa evidenza rovina l’idea di Chiesa pura e santa che inconsciamente portiamo nel cuore, la Chiesa dei perfetti, la Chiesa dei migliori che non è mai stata l’idea di Chiesa che Cristo ha voluto.
E poi smettiamola con l’idea di dividere sempre il mondo separando i buoni (e casualmente ci siamo anche noi fra questi…) e i malvagi. Il confine passa dentro di noi, nelle nostre anime: grano e zizzania crescono dentro di noi, non attorno a noi.
Matteo poi parla di se stesso quando descrive il padrone saggio che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche. Certo: Matteo non era uno scriba ma un esattore delle tasse. Ma la formazione alla fede l’aveva ricevuta, eccome. E l’incontro col Signore non ha azzerato il suo passato, nella vita e nella fede: come il pescatore, alla fine della pesca, sa separare i pesci commestibili da quelli dannosi e immangiabili così ogni discepolo può capire cosa è essenziale nella propria esperienza e cosa inutile.
Discernere, fare cernita, è ciò che siamo chiamati a fare, continuamente.
Nella vita quotidiana ci troviamo di fronte a molte scelte da compiere, sul lavoro, in famiglia, per strada… l’avere incontrato il vangelo ci permette di guardare a noi stessi con uno sguardo diverso, completo, innovativo: certi atteggiamenti che avevamo prima di incontrare Cristo ci suonano stonati, ci diventano insipidi. Matteo ha abbandonato la sua vita di prima, le furberie dell’esattore, la violenza nel linguaggio, ma non le cose positive: l’amicizia, la grinta, … qui ci vedo bene dei puntini…, che ora mette a servizio del Regno.
Incontrare Cristo significa cambiare radicalmente la propria vita, lasciandola illuminare dal vangelo, sapendo scegliere cosa vale la pena di tenere e cosa, invece, va gettato.
Paolo Curtaz