1. Lettura del Vangelo secondo Giovanni 14, 21-24

    In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai discepoli: «Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».

    Gli disse Giuda, non l’Iscariota: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?». Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato».

Perché ti sei rivelato a noi e non al mondo?

Anch’io mi pongo questo quesito, spesso.

Me lo chiedo quando incontro persone trasparenti, grandi uomini assetati di fede, pieni di autenticità e di bene e che – pure – non riescono ad abbandonarsi alle mani di Dio e si dicono non credenti.

Me lo chiedo quando vedo persone crocefisse al dolore senza la speranza della resurrezione.

Me lo chiedo quando vedo i buoni travolti dalla malvagità degli uomini disperarsi perché nel loro orizzonte manca lo sguardo sereno di Dio benedetto.

Giuda, probabilmente, sente il peso della responsabilità o, molto più realisticamente, si chiede, come spesso mi chiedo anch’io, se la fede non sia destinata ad alcuni individui particolarmente sensibili alla sfera religiosa.

Il dubbio di essere un po’ strano a me viene, sinceramente, e sono ben contento di essere rassicurato da Signore.

Alcune persone fanno una fortissima esperienza di Dio, non per fare i mistici o i devoti, ma per diventare testimoni e annunciatori.

Il problema è che siamo fragili e incoerenti ed anche il discepolo più credibile rischia di inciampare nel proprio limite.

Fossimo capaci di dissetarci all’acqua fresca della Parola senza badare alla ruggine del rubinetto! 

Gesù, però, sa come rispondere a Giuda: gli apostoli hanno potuto conoscere il Padre perché hanno amato il Figlio e si sono lasciati abitare dalla Parola.

Sì, se abbiamo avuto la gioia immensa di essere abitati dalla tenerezza di Dio, è proprio perché siamo stati capaci di amare, abbiamo avuto un sussulto di abbandono nella Parola che qualcuno (Dio lo benedica sempre) ci aveva annunciato…

E così abbiamo un consiglio da dare a chi vuole credere e non ci riesce: ama.

Tutti possiamo amare, è la cosa più spontanea che portiamo nel cuore e l’amore e l’accoglienza della Parola ci conducono verso Dio.

Se il Signore si è rivelato a noi, colmando il nostro cuore di consolazione e di desiderio, è perché, amandolo e amando i fratelli, possiamo indicare loro lo stesso sguardo, lo stesso sorriso.

Siamo portatori di Dio.

Paolo Curtaz