È proprio che non va, lo sapete bene.

L’altro giorno, per diletto, mi chiedevo se questa sensazione è legata al mio fortunato invecchiamento o alle vicissitudini della vita. Ho concluso che, da quando ho memoria, è sempre stato così.

Insomma: l’aria che si respira è pesante. Da sempre.

Le vicende del mondo inquietano, un poco rimpiango la beata ignoranza dei tempi che furono e il rassegnato fatalismo di chi, ad esempio, riceveva a mezzo posta la notizia di dover andare a morire sul Carso per una guerra pensata da qualche genio della politica e cultore del nazionalismo.

Oggi, invece, se sei proprio sadico ti inviano le notizie anche sul cellulare: il Medio Oriente è in fiamme, la folle avventura in Iraq è una catastrofe, il clima impazzisce, l’economia stagna, i tuoi risparmi da difendere come se fossi assediato a Fort Alamo. Il piccolo villaggio globale ormai incide anche sulla pelle del singolo cittadino: dalle mie parti il dieci novembre fa 21 gradi, alla pompa di benzina devi arrivare col libretto degli assegni, la stragrande maggioranza dei miei coetanei non ha un lavoro degno di questo nome e vorrebbero imbracciare un fucile se solo sapessero a chi sparare…

Eppoi le vicende personali. Ricevo decine di mail ogni giorno, Rispondo a tutti, in maniera insufficiente, vi chiedo scusa, ma tutti porto nella mia povera preghiera di prete.

E allora divento una discarica di disgrazie: affido al Signore il cancro di Sandra che ha la mia età, l’ansia di G. e M. per il loro figlio che manifesta sofferenza psichica, lo scoraggiamento di G., grande artista, che vede il suo figlio adottivo, ormai adulto, completamente folle.

È proprio che non va, diciamocelo.

Eppoi

Chi vive con un minimo di consapevolezza e magari si sta convertendo (non tutto di colpo che ha delle pesanti controindicazioni!), dopo anni passati a combattere per il Vangelo, è ancora più stordito. Le cose non vanno nella Chiesa: lentezze, rigidità, incoerenze dei cristiani. E questo sport che d’ogni tanto emerge della caccia al cattolico (Noi prestiamo molto il fianco!) ripercorrendo i buoni vecchi stereotipi della Chiesa reazionaria e cloroalclero e il potere del Vaticano (e basta!).

Ma, a livello più profondo, emerge birichina la domanda: e se ci fossimo davvero sbagliati? E se Dio si fosse sbagliato? E se la vita fosse davvero un coacervo inestricabile di luce e di tenebre che mastica e tritura ogni emozione e ogni sogno? E se Dio – tenero! – avesse esagerato con l’idea della libertà degli uomini e del fatto che l’uomo può farcela da solo?

Alzate lo sguardo

No, dice Gesù, state sereni.

Non sono questi i segni della fine, come qualche predicatore insiste nel dire. Non sono questi i segnali di un mondo che precipita nel caos.

Già il Signore ha dovuto confrontarsi con questa follia, in un mondo – il suo – ben più aggressivo del nostro.

E, sorridendo, ci dice: cambia il tuo sguardo.

Guarda alle cose positive, al tanto amore che l’umanità, nonostante tutto, riesce a produrre, allo stupore che suscita il Creato (Si vede che sono reduce da una passeggiata nel vallone del Menouve con vento a 70 km e la neve sotto i piedi?) e che tutto ridimensiona, al Regno che avanza nei cuori, timido, discreto, pacifico, disarmato. Guarda a te stesso, fratello mio, a quanto il Signore è riuscito a compiere in tutti gli anni della tua vita, nonostante tutto. A tutto l’amore che hai donato e ricevuto, nonostante tutto. Guarda a te e all’opera splendida di Dio, alla sua manifestazione solare, al bene e al bello che ha creato in te. Guarda e non ti scoraggiare.

Di più: la fatica può essere l’occasione di crescere, di credere. La fede si affina nella prova, diventa più trasparente, il tuo sguardo si rende più trasparente, diventi testimone di Dio quando ti giudicano, diventi santo davvero (Non quelli zuccherosi della nostra malata devozione!) e non te ne accorgi, ti scopri credente.

Se il mondo ci critica e ci giudica, se ci attacca, non mettiamoci sulle difensive, non ragioniamo con la logica di questo mondo: affidiamoci allo Spirito.

Quando il mondo parla troppo della Chiesa, la Chiesa deve parlare maggiormente di Cristo!

Uffa e strauffa!

Lo dico ufficialmente e pubblicamente: a me questa cosa non piace affatto.

Preferisco crogiuolarmi nelle mie vere o presunte disgrazie, preferisco lamentarmi di tutto e di tutti, vivere nella rabbia cronica. Preferisco cento volte lamentarmi del mondo brutto sporco e cattivo ed eventualmente

costruirmi una piccola setta cattolica molto devota in cui ci troviamo bene (Almeno all’inizio poi, è statistico, facciamo come il mondo cattivo!). Preferisco fare a modo mio, accipicchia!

Ma se proprio devo fare come vuoi tu, Signore, allora libera il mio cuore dal peso del peccato, dall’incoerenza profonda, dalla tendenza all’autolesionismo che mi contraddistingue e rendimi libero, in attesa del tuo Regno.

È uscito in libreria il mio nuovo libro "La Parola compiuta" per le edizioni san Paolo, che raccoglie le omelie festive dell’anno liturgico che stiamo per iniziare.

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