Cacciamo i venditori dal Tempio, seguiamo la passione e l’ardore del Nazareno che perde le staffe di fronte ad una visione di Dio meschina; nel cammino di autenticità che ci viene proposto dal deserto di quaresima siamo invitati a salire sul Tabor, a scegliere, così come Gesù scelse quale Messia essere, quali uomini (e cristiani) diventare…
L’abitudine, la stanchezza, il peccato ci annebbiano il cuore e abbiamo necessità di conversione, di verificare se il Dio in cui riponiamo fiducia è il Dio che Gesù è venuto a raccontare.
Così domenica scorsa siamo stati invitati a riflettere se il nostro rapporto con Dio è il rapporto con un Padre pieno di ogni misericordia o con un despota con cui mercanteggiare.

La volontà di Dio
Cosa vuole Dio? Qual è il suo senso della vita? Cosa pensa?
Nella storia abbiamo vagato nel buio cercando di dare delle risposte a queste domande, raffigurandoci un Dio a volte scostante, iracondo, distratto, inspiegabile. Gesù viene a dissipare queste tenebre, e ci svela la volontà intima di Dio.
Quante volte mi sono sentito dire: “Don Paolo, cosa ho fatto di male per meritarmi questo?”.
Quanti, tra voi. hanno avuto l’impressione, nella vita, che Dio fosse indifferente o, che addirittura vi “punisse” inviando sulla terra una qualche disgrazia!
Ma è davvero così? Dio ci punisce se trasgrediamo ad una sua regola? Dio è dunque un preside benevolo da non urtare? (Giusto e ineccepibile, per la carità, ma severissimo!)
Gesù, oggi, dice: “Dio ha tanto amato il mondo da mandare il suo Figlio…non per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi”. Gesù ci parla di un Padre che ama talmente l’umanità da mandare il suo Figlio a salvarci, ci svela un Dio che desidera profondamente mettere in opera tutto il possibile per farci passare dalle tenebre alla luce.
Accennando all’oscuro episodio dell’Esodo in cui gli israeliti morsicati dai serpenti guarivano guardando un serpente di bronzo fatto fondere da Mosé e innalzato su un palo, Gesù intuisce che la sua storia potrebbe concludersi tragicamente e l’ultimo segno – la croce – potrebbe diventare la definitiva testimonianza dell’amore di Dio per noi.

Amare fino alla morte
Non dubitarne, amico, Dio ti ama fino a morirne, Dio ti è vicino fino ad abbracciarti e desidera il tuo bene più di quanto tu stesso lo desideri…
Gesù è morto per svelarci questa verità, come dubitarne? La nostra vita consiste, allora, nello scoprire la strada, nel percorrere la luce che Dio ci indica, nell’accogliere il destino di bene che Dio prepara per ciascuno di noi.
La croce che ormai si staglia all’orizzonte del nostro percorso quaresimale, non è un raccapricciante strumento di tortura che suscita devozione, ma la misura dell’amore di Dio; Gesù dice di essere disposto a morire e osteso, pur di svelarci il vero volto di un Dio che spinge dalla mia parte, che desidera il mio bene.
Per scoprire questo sentiero di luce, ci dice il Maestro, dobbiamo fare la verità dentro noi stessi, cercarla, questa verità, e viverla con semplicità.
La libertà, immenso dono d’amore, rischia di divenire una trappola che ci allontana da noi stessi: travolti dalla vita, dalle cose da fare, dalle nostre paure, dai nostri dolori, volgiamo lo sguardo da un’altra parte e passiamo la vita, come mosche impazzite in una bottiglia, a sbattere il naso contro il vetro, senza concludere nulla.
Non è facile essere cristiani, né diventare uomini: il Signore ci incoraggia e ci sostiene in questo cammino ricordandoci, come dice san Paolo, che la salvezza è gratis, che non è da conquistare o da meritare ma da accogliere e da vivere con gioia.

Ma
Ma, qualcuno obbietterà, se sembra tutto così ovvio e semplice, perché tanto dolore, perché tanta sofferenza? La Parola di Dio è disarmante, nella sua semplicità: se ignoriamo la luce, se pensiamo di sapere noi quale strada percorrere se, in una parola, ci sostituiamo elegantemente a Dio, la nostra felicità è a rischio…
La lettura della storia di Israele e della tragica fine del regno di Giuda con la distruzione di Gerusalemme e del suo Tempio, fatta nel libro delle Cronache è esplicita: più l’uomo si sostituisce a Dio o piega Dio alle proprie opinioni (già allora!) e più rischia di diventare schiavo delle proprie passioni e delle proprie paure.
Ma Dio tiene in mano la Storia e gli uomini che ascoltano la sua parola possono ri-tracciare sentieri di luce nelle tenebre fitte.
Dio non ci punisce amici, vuole il bene ma, paradossalmente, anche Dio fa quel che può.
Siamo creati per amore, quindi liberi (nessuno può costringere una persona che ama a riamarlo!) e possiamo drammaticamente altamente infischiarcene di Dio o costruire una sua grottesca immagine che non ci destabilizzi troppo e – così facendo – correre il rischio di perderci nelle tenebre. Nel sottile e leggero gioco dell’amore ci è chiesto di spalancare il cuore con umiltà, di cercare la sua volontà salvifica nella nostra vita.

Venite alla luce
Cercatori di Dio, venite alla luce, vi prego.
Là dove siete, nelle cose che fate, lasciate trasparire che seguite la Parola, che amate, che vi lasciate amare, che credete, malgrado la fatica e il dolore. Se Dio vuole con tutte le sue forze colmare i nostri cuori, lasciamolo fare, costi quel che costi. Le tenebre si oppongono alla luce, come ci dice il Signore Gesù. che sulla propria pelle vivrà il dramma del rifiuto.
Sia davvero fatta la volontà di Dio, sia davvero glorificato il suo nome, possa davvero affermare la sua volontà di bene in tutti noi.
Inshallah. (Come Dio vuole)

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