Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Venite a me, voi tutti, che siete affaticati ed oppressi, e io vi ristorerò".La Parola di oggi è veramente la perla preziosa, il tesoro nascosto del Vangelo di Matteo. Un po’, se volete, un Bignami della buona notizia di Gesù, un cesello della sua presenza. Due idee fondamentali, semplici semplici eppure gravide di conseguenze. La prima: il Signore Gesù, guardandosi attorno, loda il Padre, gli fa i complimenti, per la sua lungimiranza, perché ha coinvolto nel suo Progetto anzitutto i piccoli e i poveri. Luca, nel parallelo di questo brano, è ancora più incisivo. Dice che Gesù "esultò nello Spirito". E’ uno dei momenti più belli del ministero di Gesù. Ce lo immaginiamo, col cuore pieno di gioia, mentre guarda la gente che, intorno a lui, ascolta la Parola. Sì: davvero il Signore ha riservato i suoi misteri ai piccoli, nascondendoli ai sapienti e agli intelligenti. E’ come se Gesù ci ammonisse a non complicarci troppo la vita, a non inseguire Dio attraverso sofisticati e contorti ragionamenti, a non pretendere di avere noi in mano la chiave dell’universo ma, con semplicità, a lasciar emergere la parte più autentica di noi: la piccolezza, la semplicità. Quanto è difficile raggiungere questo stato! Già di natura siamo inclini continuamente a difenderci, a fare discorsi elaborati, a mascherare i difetti presentando il nostro meglio. Il mondo attuale, in aggiunta, non fa che esasperare questo atteggiamento, proponendoci modelli ultracomplicati: donne bellissime e patinate, persone istruite e brillanti, tenori di vita al di fuori del reale. Rischiamo davvero, nel nostro piccolo, di essere un po’ costruiti, artefatti. E Dio, ahimé, segue a ruota: pronti a farci due o tre idee copiate dal pensiero del brillante opinionista, o facendo nostri i luoghi comuni dell’uomo moderno su Dio (che esiste, ma è inconoscibile e, comunque, certamente non è quello professato dalla Chiesa), ci complichiamo il cammino, credendo che a Dio arriveremo grazie alle nostre sottili attività intellettuali. No: attenti, il Signore si rivela a chi si fida, a chi è disarmato, a chi non ha paura dei propri limiti, a chi è capace di accogliere, come domenica scorsa, il profeta come profeta. E’ davanti a noi questa verità: quanto spesso incontro persone che mi confidano di avere incontrato Dio solo quando si sono fidate di Lui! Quanti sono cambiati nel momento in cui hanno accolto la Parola senza pregiudizi. Sì: davvero il Signore è grande perché si rivela ai semplici. Il secondo pensiero deriva dall’affermazione di Gesù: "Venite a me voi tutti che siate affaticati e oppressi e io vi ristorerò". Il frutto della fiducia, della semplicità, è l’esperienza straordinaria e piena di tenerezza, dell’amore del Signore Gesù. La nostra inquietudine, il bisogno di senso, la fatica del vivere trovano risposta e pienezza, solo se sapremo accogliere la presenza dell’uomo. Se riuscissimo davvero a dare priorità a Dio nella nostra vita! Non come qualcosa di importante, ma come il primo, come il tutto. Se ci rendessimo conto di essere "fabbricati" per riconoscere la sua presenza in noi! Troppo spesso vaghiamo nella confusione, presi dai troppi impegni per cercare il senso e la risposta. Eppure nel nostro cuore è marchiato a fuoco il sigillo di Dio. La proposta di Gesù è chiara e dolce: andare a lui se oppressi e affaticati. Sì: andiamo a lui se il nostro cuore è turbato dalla sofferenza, se la nostra vita è manchevole in qualcosa, andiamo a lui e seguiamolo. Il suo giogo, dolce e leggero, è il Vangelo. Troppe volte crediamo che il Vangelo sia un fardello insopportabile, troppe volte la nostra ipocrisia ha ridotto il Vangelo a vertiginosa e dura legge morale. No: il giogo dell’amore, il carico de Vangelo ci portano a scoprire quell’affascinante e virile mitezza e umiltà di Cristo che si rivela a noi stessi.

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