Arf! Che parola, ragazzi! Bisogna ammettere che ci troviamo, spesse volte, davanti a parole così impegnative che viene la voglia di prendere delle scorciatoie. Pazienza, amici, e affrontiamo alla luce dello Spirito ciò che il Signore ci dice. Il punto di partenza è senz’altro la bella riflessione della prima lettura. L’autore del libro della Sapienza, guardando dentro di sé (sport poco diffuso oggi …), scopre che "i ragionamenti dei mortali sono timidi e incerte le nostre riflessioni (…) chi può rintracciare le cose del cielo?". Il nostro mondo, che ha fatto progressi incredibili nella scienza, stenta a crescere nella sapienza. Un mondo tecnologico, organizzatissimo, che anela a varcare gli spazi siderali, che conosce gran parte dei segreti dell’energia, che riesce a migliorare continuamente il benessere degli abitanti del pianeta (almeno quelli dell’emisfero nord …) come il nostro, non riesce a dare risposta al ragazzo che si rifugia nella droga, all’odio che si scatena nella guerra, all’indifferenza e alla solitudine che rinchiudono in gabbie di cemento le famiglie. Che contraddizione! Forse davvero avremmo bisogno di dare risposta alle domande vere e profonde che giacciono nel cuore dell’uomo, senza lasciarci inebriare dal limitato successo della scienza. Abbiamo davvero bisogno del dono della sapienza per sollevare il nostro sguardo in alto.
E ne abbiamo bisogno ancora di più per avvicinarci a questo Vangelo che ci spiazza. Non lasciatevi turbare dal linguaggio: in ebraico per dire “ti amo” si dice “non ti odio”, Gesù chiedendo di “odiare” i propri affetti dice che lui può essere più di ogni affetto…
Gesù afferma che Lui è di più. Più di un affetto, più di una famiglia, più di qualsiasi altra gioi o soddisfazione che il mondo ci possa dare. Gesù ha la presunzione di colmare il cuore di chi lo segue, e perciò può essere estremamente duro ed esigente. E se avesse argione? Che razza di fegato ha un tale da chiedermi di seguirlo senza condizioni? Quanto punta in alto un Maestro che pretende di riempire l’incolmabile cuore dell’essere umano?
Ma lo ascoltiamo? Non è forse perché la nostra sequela, il nostro camminare sui suoi passi è tentennante, che spesse volte la fede diventa carico, peso, fatica? Certo: ascoltare questa parola senza avere incontrato l’amore di Cristo è scoraggiante, e la fede ci appare, come troppe spesse volte appare, disumana, un sacrificio che, al limite, aggiusta la nostra coscienza verso il dovere di riconoscere l’onnipotenza di Dio. No: Gesù è così esigente perché sa di mantenere ciò che promette, sa che al discepolo che lo segue senza parentesi o tentennamenti, può donare la Sapienza vera. La logica della croce – che non è la logica della sofferenza fine a se stessa! – è la logica di chi si fida, si dona, dimostra, come Gesù ha fatto inequivocabilmente, che si può amare fino al punto di donare la propria vita. Questa è la Sapienza vera, questa è la soluzione alla nostra ricerca ansiosa di verità e di felicità, questa è la condizione per vivere una vita in pienezza. Bisogna mettersi a tavolino e fare i conti, come il buon impresario del Vangelo: vedere se ci sto, se rischio, se ho dentro di me la sete e il coraggio necessari per iniziare l’impresa.Un’impresa che richiede, certo, un grande dispendio di energie: fidarsi. Un’ impresa che mi chiede delle condizioni di partenza: desiderare l’assoluto, alzare lo sguardo per rintracciare le cose del cielo. Così facendo la nostra vita, da ora, cambia di prospettiva. Ne sa qualcosa Filemone, simpatico cristiano delle origini, a cui Paolo indirizza un biglietto di accompagnamento rimandandogli uno schiavo che si era rifugiato presso l’apostolo. Paolo lo invita ad uscire dalla logica di questo mondo: padrone-schiavo, per entrare nella logica del regno: fratello-fratello. Il Cristo che mantiene ciò che promette, ci conceda, veramente, di avere il coraggio di lasciare le nostre piccole certezze per affrontare con decisione l’avventura della sua sequela.