anno C

II DOMENICA DI AVVENTO

Prima lettura: Bar 5,1-9
Salmo Responsoriale: Dal salmo 125
Seconda lettura: Fil 1,4-6,8-11
Vangelo: Lc 3,1-6

Giovanni disse loro: “Razza di vipere! Chi vi ha suggerito di sottrarvi all’ira imminente? Già la scure è posta alla scure degli alberi (…) Colui che viene dopo di me vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco”.

Avvento tempo di rinascita; avvento, tempo di attesa; avvento tempo di essenzialità. In questo panorama troviamo il primo simpatico modello del nostro percorso per arrivare a riscoprire la nascita di Gesù dentro di noi: Giovanni Battista. Un personaggio forte, incisivo, anche un po’ inquietante visto che prende estremamente sul serio il suo essere ‘profeta’. Persona coerente e ascetica, vestito nella sua pelle di cammello, è il modello del classico profeta di Israele, che fa della sua vita una testimonianza, spesse volte un’accusa, verso i suoi contemporanei. E le sue parole sono piene di veemenza, come Elia: minacce di ira da parte di Dio, giudizio imminente … Povero Battista! Il più sfortunato, senz’altro, tra i profeti. Ancora tutto immerso nell’Antico Testamento, è chiamato, per un disegno misterioso, a preparare le strade al Signore della Nuova Alleanza. Ma non sa cosa lo aspetta! Ricalca i buoni vecchi schemi di minacce divine e poi … arriva Gesù il misericordioso! Bhé, a parte gli scherzi, qualcosa sicuramente Giovanni intuisce. La bellissima affermazione del battesimo in Spirito Santo e fuoco, ci dice qualcosa di straordinario. Il Dio che arriverà non sarà un giudice inflessibile che, dall’alto, imporrà il suo giudizio. No: sarà lo Spirito, nel nostro cuore, che ci renderà capaci di giudicare, di orientare la nostra vita. E sarà il fuoco della sua presenza a purificarci dentro, come l’oro nel crogiuolo. Il giudizio di Dio, in Cristo Gesù, è un fuoco divorante d’amore, di compassione e misericordia, che convertirà i cuori, i nostri cuori. Paolo, scrivendo ai romani, ci dice che i pagani “glorificano Dio per la sua misericordia”. Certo: abituati a invocare improbabili dèi capricciosi e scostanti, i pagani di Roma hanno ormai ricevuto l’annuncio del Dio di Gesù Cristo, fedele nell’amore. Cosa ci dice tutto questo? Paolo, sempre nella seconda lettura, ci dice che tutto ciò che è accaduto, e che è stato scritto, è accaduto perché noi, oggi, possiamo crescere nella consolazione e nella perseveranza. E perché ci accogliamo gli uni gli altri, in una logica nuova, nella costruzione del mondo nuovo, profetato da Isaia, in cui “il lupo dimorerà con l’agnello”. L’annuncio che Giovanni Battista ci fa, oggi, in questo avvento 1995, ci spinge, ancora una volta, ad accogliere disarmati il messaggio del Vangelo, senza pregiudizi, senza schemi precostituiti. Il Dio che chiama a conversione, non è un Dio minaccioso ma un bambino che si consegna. Il giudizio temuto si trasforma in un fuoco interiore che libera il meglio di noi. Siamo chiamati, ancora una volta, a entrare nel desero per qualche tempo, per scoprire chi siamo noi. E chi è Dio. Giovanni sarà l’ultimo dei profeti. Stanco di elemosinare attenzione, Dio verrà a camminare in mezzo a noi, a sognare e soffrire come ciascuno di noi, senza bisogno di intermediari. Prepariamo le vie, raddrizziamo i sentieri, amici, come ci suggerisce Giovanni Battista, abbiamo il coraggio della fede: ripartiamo da Dio. Colui che brucerà la pula del nostro cuore, l’uomo vecchio legato all’egoismo e alla tenebra, sta arrivando. L’alleanza viene riproposta, inalterata, la sfida a credere lanciata, con passione. Sapremo rispondere?

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