15Allora i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come coglierlo in fallo nei suoi discorsi. 16Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. 17Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». 18Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? 19Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. 20Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». 21Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».
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Restituite
Un applauso ai malvagi di ogni tempo: la trappola è spettacolare.
E anche la vigliaccheria dell’animo umano è spettacolare.
Erodiani e farisei vanno da Gesù per metterlo in difficoltà.
Erodiani e farisei, il diavolo e l’acqua santa, chi collabora con i romani e chi li odia, chi li serve e chi li osteggia. Ma hanno un nemico in comune, allora osano. Gesù è il terzo incomodo e va fatto sparire.
Contorte logiche umane: i nemici diventano alleati quando scoprono un nuovo nemico.
Bisogna pagare la tassa ai romani?
Gli erodiani pensano di sì, i farisei pensano di no, va pagata solo la tassa al tempio.
Cosa dirà il falegname diventato rabbino?
Fra i suoi ha scelto un esattore, Matteo e uno zelota, feroce oppositori al dominio romano: si è rovinato con le sue stesse mani, dal loro punto di vista. O, forse, il punto di vista del Nazareno è che nessuno può essere catalogato e definito da ciò che fa o dalle idee che professa…
Dirà di pagare il tributo, scontentando l’anima secessionista e diventando un collaboratore?
Dirà di non pagarlo unendosi all’infinita schiera dei ribelli populisti?
Bel casino.
Restituite
La malevolenza e l’inganno si combattono solo con la scaltrezza e la furbizia.
Chiede una moneta a chi si rifiuta di pagare il tributo, il Signore, a coloro, i farisei, che nemmeno toccano il conio con l’effige dell’imperatore per non peccare di idolatria. E loro la prendono dalle tasche per mostragliela. Idioti.
Intransigenti, in teoria, accomodanti, in pratica. Come facciamo anche noi.
La frase di Gesù è misteriosa, di difficile comprensione.
Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio.
In greco, la lingua dei Vangeli, esiste una sfumatura essenziale.
Restituite.
Piccola differenza, grande cambiamento.
Restituite: nulla è vostro. Non possedete nulla, di nulla avete diritto, non accampate crediti verso nessuno.
Già qui potremmo fermarci.
Perché continuo ad incontrare gente arrabbiata, irritata, polemica, che pensa di essere a credito con la vita. Che scarica sugli altri la colpa della loro infelicità. Che invoca e cerca un colpevole cui addossare la responsabilità dei propri presunti fallimenti.
E ne incontro sempre di più.
Adolescenti mai cresciuti imbronciati e polemici, aggressivi e ottusi.
La colpa è dei romani. E delle tasse. E dei movimenti religiosi che non appoggiano Erode. E del Messia che non viene. E chi dice di essere il Messia non ci piace.
A Cesare
Restituite a Cesare.
Cesare è il potere politico, amministrativo, economico. Che oggi ha quasi assunto una forma simbolica. Le multinazionali, i poteri oscuri. Qualcuno che vive per fregarci, per dominarci, per controllare le nostre vite e orientare i nostri bisogni.
È vero. In parte. Perché il potere glielo abbiamo dato noi. Votandoli, delegando, comprando i loro prodotti. Restituite a Cesare significa rimboccarsi le maniche: a scuola, nell’associazionismo, nel quartiere, in politica. Facendo nuove tutte le cose, ragionando con una logica alta e altra.
Se non portate voi lo stile del Vangelo nel vostro ufficio, nessuno lo farà. E la correttezza, e l’onestà, e la competenza, e la verità.
Stare alla porta e giudicare senza fare niente è contro la logica di Dio.
A Dio
Restituite a Dio.
Perché tutto ciò che siamo, tutto ciò che viviamo e speriamo, tutto ciò che ci rende veri e liberi, tutto proviene da Lui. Anche con Dio, troppe volte, pensiamo di essere a credito, che ci debba delle ragioni, che si debba spiegare per tutte le cose che non capiamo, per tutto quello che, al mondo, non funziona.
Gesù, invece, ci propone di entrare nella sua logica, che è altra, che è forte, che è oltre.
Proveniamo da Dio e a lui andiamo. E il nostro cuore è senza pace fino a quando non dimora in lui.
Coltivare la propria vita interiore, accudire la propria anima significa restituire a Dio ciò che siamo, fiorire in Lui, crescere fino all’incontro.
Viviamo, oggi, l’invito di san Paolo: Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto? E se l’hai ricevuto, perché te ne vanti come non l’avessi ricevuto? (1Cor 4,6).
Conferenze di Paolo Curtaz
Breganzona (CH) 21/10 ore 14-17, Il battesimo: redenti dal peccato, Via Polar 45.
Giugliano 16/11 ore 20,15 Abramo, Giuseppe. # Muoviti! Scuola dei fratelli Maristi
Napoli 17/11 ore 20 Le parabole che aiutano a vivere Buon Pastore, via delle Legioni, Fuorigrotta
Trieste 18/11 ore 20 “La Chiesa come la sognava Gesù e come oggi potrebbe essere” Nostra signora di Lourdes, via Monte Mangart
Como 21/11 ore 20,45 Le parabole che aiutano a vivere Teatro Magnolia, Dongo
Torino 01/12 ore 21 Le parabole che aiutano a vivere Via Ulzio 18, Collegno
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Commento al Vangelo del 22 Ottobre 2017 – Restituite
XXIX Domenica del Tempo Ordinario – Anno A
Mt 22, 15-21
Dal Vangelo secondo Matteo
15Allora i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come coglierlo in fallo nei suoi discorsi. 16Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. 17Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». 18Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? 19Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. 20Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». 21Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
Fonte: LaSacraBibbia.net
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Restituite
Un applauso ai malvagi di ogni tempo: la trappola è spettacolare.
E anche la vigliaccheria dell’animo umano è spettacolare.
Erodiani e farisei vanno da Gesù per metterlo in difficoltà.
Erodiani e farisei, il diavolo e l’acqua santa, chi collabora con i romani e chi li odia, chi li serve e chi li osteggia. Ma hanno un nemico in comune, allora osano. Gesù è il terzo incomodo e va fatto sparire.
Contorte logiche umane: i nemici diventano alleati quando scoprono un nuovo nemico.
Bisogna pagare la tassa ai romani?
Gli erodiani pensano di sì, i farisei pensano di no, va pagata solo la tassa al tempio.
Cosa dirà il falegname diventato rabbino?
Fra i suoi ha scelto un esattore, Matteo e uno zelota, feroce oppositori al dominio romano: si è rovinato con le sue stesse mani, dal loro punto di vista. O, forse, il punto di vista del Nazareno è che nessuno può essere catalogato e definito da ciò che fa o dalle idee che professa…
Dirà di pagare il tributo, scontentando l’anima secessionista e diventando un collaboratore?
Dirà di non pagarlo unendosi all’infinita schiera dei ribelli populisti?
Bel casino.
Restituite
La malevolenza e l’inganno si combattono solo con la scaltrezza e la furbizia.
Chiede una moneta a chi si rifiuta di pagare il tributo, il Signore, a coloro, i farisei, che nemmeno toccano il conio con l’effige dell’imperatore per non peccare di idolatria. E loro la prendono dalle tasche per mostragliela. Idioti.
Intransigenti, in teoria, accomodanti, in pratica. Come facciamo anche noi.
La frase di Gesù è misteriosa, di difficile comprensione.
Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio.
In greco, la lingua dei Vangeli, esiste una sfumatura essenziale.
Restituite.
Piccola differenza, grande cambiamento.
Restituite: nulla è vostro. Non possedete nulla, di nulla avete diritto, non accampate crediti verso nessuno.
Già qui potremmo fermarci.
Perché continuo ad incontrare gente arrabbiata, irritata, polemica, che pensa di essere a credito con la vita. Che scarica sugli altri la colpa della loro infelicità. Che invoca e cerca un colpevole cui addossare la responsabilità dei propri presunti fallimenti.
E ne incontro sempre di più.
Adolescenti mai cresciuti imbronciati e polemici, aggressivi e ottusi.
La colpa è dei romani. E delle tasse. E dei movimenti religiosi che non appoggiano Erode. E del Messia che non viene. E chi dice di essere il Messia non ci piace.
A Cesare
Restituite a Cesare.
Cesare è il potere politico, amministrativo, economico. Che oggi ha quasi assunto una forma simbolica. Le multinazionali, i poteri oscuri. Qualcuno che vive per fregarci, per dominarci, per controllare le nostre vite e orientare i nostri bisogni.
È vero. In parte. Perché il potere glielo abbiamo dato noi. Votandoli, delegando, comprando i loro prodotti. Restituite a Cesare significa rimboccarsi le maniche: a scuola, nell’associazionismo, nel quartiere, in politica. Facendo nuove tutte le cose, ragionando con una logica alta e altra.
Se non portate voi lo stile del Vangelo nel vostro ufficio, nessuno lo farà. E la correttezza, e l’onestà, e la competenza, e la verità.
Stare alla porta e giudicare senza fare niente è contro la logica di Dio.
A Dio
Restituite a Dio.
Perché tutto ciò che siamo, tutto ciò che viviamo e speriamo, tutto ciò che ci rende veri e liberi, tutto proviene da Lui. Anche con Dio, troppe volte, pensiamo di essere a credito, che ci debba delle ragioni, che si debba spiegare per tutte le cose che non capiamo, per tutto quello che, al mondo, non funziona.
Gesù, invece, ci propone di entrare nella sua logica, che è altra, che è forte, che è oltre.
Proveniamo da Dio e a lui andiamo. E il nostro cuore è senza pace fino a quando non dimora in lui.
Coltivare la propria vita interiore, accudire la propria anima significa restituire a Dio ciò che siamo, fiorire in Lui, crescere fino all’incontro.
Viviamo, oggi, l’invito di san Paolo: Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto? E se l’hai ricevuto, perché te ne vanti come non l’avessi ricevuto? (1Cor 4,6).
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