Il seguente testo lo puoi scaricare in formato PDF – DOWNLOAD
ASCOLTA L’AUDIO
Cuori da rotolare
È finita la quaresima. Non la quarantena.
Attendiamo, un po’ storditi, proviamo, si, a ridisegnare la nostra vita, ad usare il troppo tempo che ora abbiamo, a mantenerci vivi, umani, a immaginare un “dopo” che fatichiamo a definire.
Allora, è normale che accada, possiamo scoraggiarci, indossare gli occhiali del pessimismo, e i panni delle vittime.
Gesù è risorto, sì, certo, forse.
Ma io sono chiuso in casa. Piango amici, genitori, famigliari che il Corona ha portato via.
Gesù è risorto, d’accordo, ma il mio negozio non riaprirà e quei soldi messi da parte in questi anni si stanno consumando.
Ma proprio in questi momenti arriva lui.
Sa bene cosa stiamo vivendo. Porta incisi nella carne i segni del dolore
Cammina con noi.
Non si vede che soffro?
Ci vuole del tempo per convertirsi alla gioia del Nazareno, siamo onesti.
Ci è più connaturale il pianto, la lamentazione, lo sconforto. Tutti abbiamo migliaia di ragioni per sentirci perseguitati, incompresi, a credito verso Dio e il mondo.
Allora, certo, sentiamo una certa affinità con la croce. Ci piace, tutto sommato.
Perché, in fondo, proiettiamo la nostra frustrazione addosso a Dio.
Come a dire: non sono l’unico a tribolare, lo ha fatto anche Gesù, lo ha fatto anche Dio.
E via a crogiolarci nella nostra sfortuna, dicendo pure che dobbiamo portare la croce, sentendoci autorizzati a piangerci addosso nei secoli eterni. Sfigati e benedetti.
Allora il risorto si rimbocca le maniche e ci viene a pizzicare uno ad uno.
E ci scuote, ci sveglia, ci accompagna fuori dal sepolcro.
Lui il sepolcro l’ha abbandonato.
Noi no.
Ecco perché il risorto si prende la briga di rincorrerci sulle strade del mondo.
Chiedetelo ai due discepoli di Emmaus.
Aria
Meglio lasciare Gerusalemme, tira una bruttissima aria.
I discepoli sono tutti fuggiti o rintanati nel sepolcro.
Due fra questi hanno preso la strada verso casa. È lì che si affianca uno sconosciuto, un viandante come loro. Attacca bottone chiedendo ragione dei loro discorsi.
Si fermano, i discepoli, quasi offesi: non si vede a sufficienza che stanno male? Che sono tristi? Che sono meritevoli di commiserazione? Ma dove viene questo zotico, buzzurro, insensibile? Ma dove vive? Non sa le cose spaventevoli che sono successe a Gerusalemme?
Gesù sorride: che cosa?
Parlano della sua morte, del suo strazio, della sua croce. Nemmeno se ne ricorda.
Sono tristi, i discepoli, e pronunciano la madre di tutte le frasi tristi del Vangelo: noi speravamo.
La speranza declinata al passato. Una speranza sepolta.
Gesù no, è già oltre. Altrove.
Il suo presente è infarcito di futuro.
Deficienti
Gesù lascia dire. Poi passa al contrattacco.
Volano sonori ceffoni. Idioti. Ritardati nel sincronizzare il loro cuore con il tempo di Dio. Deficienti, cioè manchevoli di prospettiva.
Come noi.
Mica conoscono le Scritture, macché. Le ascoltano devotamente a Messa e poi le mettono nel cassetto delle devozioni. La vita è un’altra roba.
Se imparassimo, invece!, a lasciare che la Parola ribalti le nostre vite! E le rianimi! E le smuova! E le frantumi, se necessario! Se lasciassimo Dio ribaltare i tavoli dei nostri templi! Scuote, irrompere, smuovere, ribaltare!
Le pietre sono rotolate, ma i cuori dei discepoli no.
Si scaldano però. Riescono a distogliere lo sguardo dal loro ombelico. Era l’ora.
Resta con noi, Signore.
Segni
Resta. Si ferma.
Non tira diritto il Signore, se appena accenniamo al cambiamento (non dico alla conversione). Resta, sì. Perché la Parola ha incrinato la loro granitica disperazione, la loro feconda autocommiserazione.
E accade.
Il segno del pane. Lo conoscono bene
Resta il pane, lui non c’è più, ora.
Dietrofront
Tornano a Gerusalemme.
Dagli altri tardi di cuore. Quante volte dovrà apparire il Signore per convertirli?
Raccontano e tutti sono in fibrillazione. Veniamo a sapere che il risorto è apparso anche a Simone, non più Pietro. Non dev’essere andata molto bene quella apparizione, nessuno ne parla.
E mentre parlano, appare anche fra loro.
Quando raccontiamo di come abbiamo incontrato il risorto, il risorto viene.
Eccoci. Ancora.
Deficienti e tardi e tristi.
Saremmo da prendere tutti a calci nel sedere. Fino a cadere esausti.
Il Signore no, non lo fa. Ancora pazienta, scuote, racconta, spiega, spezza il pane.
Immenso Dio.
Sostienici!
Il tuo 5×1000: scrivi 97715480014
Un’offerta: Associazione Zaccheo, fraz, Viseran 59, 11020 Gressan, iban: IT49O0858736440000020112195, BCC valdostana – Conto corrente postale 97359103
Ed ecco, in quello stesso giorno [il primo della settimana] due dei [discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo.
Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto».
Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.
Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro.
Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?».
Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
Commento al Vangelo del 26 Aprile 2020 – Cuori da rotolare
Il seguente testo lo puoi scaricare in formato PDF – DOWNLOAD
Cuori da rotolare
È finita la quaresima. Non la quarantena.
Attendiamo, un po’ storditi, proviamo, si, a ridisegnare la nostra vita, ad usare il troppo tempo che ora abbiamo, a mantenerci vivi, umani, a immaginare un “dopo” che fatichiamo a definire.
Allora, è normale che accada, possiamo scoraggiarci, indossare gli occhiali del pessimismo, e i panni delle vittime.
Gesù è risorto, sì, certo, forse.
Ma io sono chiuso in casa. Piango amici, genitori, famigliari che il Corona ha portato via.
Gesù è risorto, d’accordo, ma il mio negozio non riaprirà e quei soldi messi da parte in questi anni si stanno consumando.
Ma proprio in questi momenti arriva lui.
Sa bene cosa stiamo vivendo. Porta incisi nella carne i segni del dolore
Cammina con noi.
Non si vede che soffro?
Ci vuole del tempo per convertirsi alla gioia del Nazareno, siamo onesti.
Ci è più connaturale il pianto, la lamentazione, lo sconforto. Tutti abbiamo migliaia di ragioni per sentirci perseguitati, incompresi, a credito verso Dio e il mondo.
Allora, certo, sentiamo una certa affinità con la croce. Ci piace, tutto sommato.
Perché, in fondo, proiettiamo la nostra frustrazione addosso a Dio.
Come a dire: non sono l’unico a tribolare, lo ha fatto anche Gesù, lo ha fatto anche Dio.
E via a crogiolarci nella nostra sfortuna, dicendo pure che dobbiamo portare la croce, sentendoci autorizzati a piangerci addosso nei secoli eterni. Sfigati e benedetti.
Allora il risorto si rimbocca le maniche e ci viene a pizzicare uno ad uno.
E ci scuote, ci sveglia, ci accompagna fuori dal sepolcro.
Lui il sepolcro l’ha abbandonato.
Noi no.
Ecco perché il risorto si prende la briga di rincorrerci sulle strade del mondo.
Chiedetelo ai due discepoli di Emmaus.
Aria
Meglio lasciare Gerusalemme, tira una bruttissima aria.
I discepoli sono tutti fuggiti o rintanati nel sepolcro.
Due fra questi hanno preso la strada verso casa. È lì che si affianca uno sconosciuto, un viandante come loro. Attacca bottone chiedendo ragione dei loro discorsi.
Si fermano, i discepoli, quasi offesi: non si vede a sufficienza che stanno male? Che sono tristi? Che sono meritevoli di commiserazione? Ma dove viene questo zotico, buzzurro, insensibile? Ma dove vive? Non sa le cose spaventevoli che sono successe a Gerusalemme?
Gesù sorride: che cosa?
Parlano della sua morte, del suo strazio, della sua croce. Nemmeno se ne ricorda.
Sono tristi, i discepoli, e pronunciano la madre di tutte le frasi tristi del Vangelo: noi speravamo.
La speranza declinata al passato. Una speranza sepolta.
Gesù no, è già oltre. Altrove.
Il suo presente è infarcito di futuro.
Deficienti
Gesù lascia dire. Poi passa al contrattacco.
Volano sonori ceffoni. Idioti. Ritardati nel sincronizzare il loro cuore con il tempo di Dio. Deficienti, cioè manchevoli di prospettiva.
Come noi.
Mica conoscono le Scritture, macché. Le ascoltano devotamente a Messa e poi le mettono nel cassetto delle devozioni. La vita è un’altra roba.
Se imparassimo, invece!, a lasciare che la Parola ribalti le nostre vite! E le rianimi! E le smuova! E le frantumi, se necessario! Se lasciassimo Dio ribaltare i tavoli dei nostri templi! Scuote, irrompere, smuovere, ribaltare!
Le pietre sono rotolate, ma i cuori dei discepoli no.
Si scaldano però. Riescono a distogliere lo sguardo dal loro ombelico. Era l’ora.
Resta con noi, Signore.
Segni
Resta. Si ferma.
Non tira diritto il Signore, se appena accenniamo al cambiamento (non dico alla conversione). Resta, sì. Perché la Parola ha incrinato la loro granitica disperazione, la loro feconda autocommiserazione.
E accade.
Il segno del pane. Lo conoscono bene
Resta il pane, lui non c’è più, ora.
Dietrofront
Tornano a Gerusalemme.
Dagli altri tardi di cuore. Quante volte dovrà apparire il Signore per convertirli?
Raccontano e tutti sono in fibrillazione. Veniamo a sapere che il risorto è apparso anche a Simone, non più Pietro. Non dev’essere andata molto bene quella apparizione, nessuno ne parla.
E mentre parlano, appare anche fra loro.
Quando raccontiamo di come abbiamo incontrato il risorto, il risorto viene.
Eccoci. Ancora.
Deficienti e tardi e tristi.
Saremmo da prendere tutti a calci nel sedere. Fino a cadere esausti.
Il Signore no, non lo fa. Ancora pazienta, scuote, racconta, spiega, spezza il pane.
Immenso Dio.
Sostienici!
Il tuo 5×1000: scrivi 97715480014
Un’offerta: Associazione Zaccheo, fraz, Viseran 59, 11020 Gressan, iban: IT49O0858736440000020112195, BCC valdostana – Conto corrente postale 97359103
Paypal: http://www.tiraccontolaparola.it/sostienici/
Lc 24, 13-35
Dal Vangelo secondo Luca
Ed ecco, in quello stesso giorno [il primo della settimana] due dei [discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo.
Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto».
Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.
Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro.
Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?».
Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
Fonte: La Sacra Bibbia