1Entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, 2quand’ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, 3cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. 4Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là.
5Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». 6Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. 7Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».
8Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». 9Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. 10Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».
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Io sono Zaccheo
Eccolo, Zaccheo. Già il nome è un programma: significa il puro ma se è la contrazione di Zaccaria, significa Dio ricorda: il Signore vede in lui un puro, un semplice. Dio ci restituisce la nostra immagine ancestrale, la nostra idealità profonda, egli sa cosa siamo veramente. Dietro la scorza indurita di un uomo che è diventato un aguzzino, Dio vede l’innocenza nascosta.
E la rianima.
La folla vede in lui un delinquente, Dio, che si ricorda di com’era Zaccheo quando lo ha creato nel grembo della madre, vede in lui un santo.
Due sono le peculiarità che caratterizzano Zaccheo: è un capo dei pubblicani ed è ricco.
Non sappiamo altro di lui: nulla sul suo carattere, sui suoi sogni, sulle sue amicizie, sulla sua fede.
È il suo ruolo, non si scappa.
Per Gesù quell’uomo ha un nome, Zaccheo, non un ruolo.
Piccole vendette
Sono temuti, i pubblicani: alle spalle hanno l’aquila romana.
Ma i suoi concittadini, ora, si tolgono una piccola soddisfazione, diventano un muro davanti alla strada, gli impediscono di vedere. Piccola e innocente vendetta fra uomini, come ancora si usa oggi.
Zaccheo ha saputo del passaggio del profeta.
Non che la cosa lo riguardi più di tanto: i farisei e gli scribi, di solito, insultano e tengono distanti i pubblicani, non scherziamo. Zaccheo sa bene di essere un pubblico peccatore, non ha nessuna possibilità di salvezza.
Se anche il Messia venisse, Zaccheo rimarrebbe fuori dalla porta della festa.
In compagnia dei pastori. Della samaritana. Della donna emorroissa.
Ma è curioso.
Cercava di vedere, annota Luca. È la ricerca il cuore pulsante di questo incontro.
Zaccheo cerca Gesù che lo cerca. E si incontreranno.
Siamo ciò che desideriamo. Siamo ciò che cerchiamo.
Chi è Gesù
Zaccheo vuole vedere chi è Gesù.
La sua curiosità ha un obiettivo specifico: il Nazareno.
Non è curiosità fine a sé stessa, lui non vuole soddisfare il suo quarto d’ora di delirio mistico.
La ricerca di senso, la curiosità, va orientata e nutrita. Zaccheo ha intuito che Gesù ha a che fare con la sua felicità. E osa.
Zaccheo vuole vedere Gesù, punto. Se ne è degno, se è pronto, se capisce dove lo porterà questo incontro, se è moralmente accettabile a Dio, proprio non gli importa.
Ostacoli
Un muro di gente ci impedisce di vedere Gesù. Schiene, non volti.
Persone che ci sono ostili, che dicono che è tutto falso, che non c’è né desiderio, né soddisfazione, che l’uomo è drammaticamente incapace di risposte, è mostruosa creatura irrisolta.
Persone che non hanno risposte e che negano la possibilità di fare domande.
Profeti del nulla, non vogliono che ci mettiamo in cammino per giustificare il loro fallimento.
Zaccheo sembra non avere soluzioni. Potrebbe girare i tacchi e tornarsene a casa.
Come molti, oggi, che gettano la spugna alla prima difficoltà.
Corre avanti. Zaccheo trova una soluzione semplice davanti al muro di folla che aspetta Gesù: salirà su un albero. Su di un sicomoro, per la precisione.
Fichi
La Bibbia ci dice che il sicomoro, albero sempre verde che non cresce in Europa, fa parte della famiglia dei fichi. I rabbini insegnavano o studiavano sotto il fico e alcuni paragonavano la Torah al fico per via della dolcezza del suo frutto. A nessuno sfugge che Natanaele, nel vangelo di Giovanni, è chiamato da Gesù mentre sta sotto un fico (Gv 1,28).
È in alto, libero, non ostacolato.
Che bello sarebbe se le nostre comunità diventassero tanti alberi su cui chiunque (chiunque!) possa salire per vedere il Signore…
È ben nascosto, Zaccheo. Il fogliame lo protegge: può vedere senza essere visto. O così pensa.
Appena giunto al luogo dell’appuntamento, all’albero, Gesù alza gli occhi e lo vede.
Zaccheo!
Lo chiama per nome, lo conosce, sa bene chi è.
Ha preso l’iniziativa, ha polverizzato con una frase ogni dubbio, resistenza, colpa.
Oggi deve andare da Zaccheo.
Oggi: ogni giorno, ogni oggi è il giorno in cui possiamo accogliere il Signore in casa nostra.
Anche se non ne siamo degni, anche se tentenniamo, anche se non abbiamo nulla di pronto da offrirgli. Nessun giusto sarebbe mai entrato nella casa di un peccatore.
Eccetto Gesù.
Fico maturo
Scende in fretta, Zaccheo, letteralmente si precipita, cade come un frutto maturo.
È accaduto l’inaudito: il Rabbì che tutti aspettavano, si è accorto di lui e ha chiesto di andare a casa sua. Non si è sbagliato, non lo ha confuso con un altro: lo ha chiamato per nome.
È tutto talmente esagerato che anche Zaccheo esagera e si rovina.
Leggete bene e fate due conti: il pubblicano regala la metà dei suoi soldi ai poveri. E sia.
Poi restituisce quattro volte tanto a coloro ai quali ha rubato, cioè a tutti. La metà di quello che ha non basterà certo a rimborsare il quadruplo di ciò che ha rubato!
Pazienza: ora ha il tesoro.
Perderà tutto perché ha trovato il tesoro nascosto nel campo (Mt 13,44). Che gli importa?
In questo incontro troviamo il cuore del vangelo.
Dio precede e suscita la nostra conversione. L’incontro con Dio ci cambia la vita.
Zaccheo contraddice il nostro modo di pensare: di solito parliamo di contrizione e di pentimento per meritare il perdono di Dio.
Pecco, mi pento, Dio mi perdona, questa è la sequenza corretta.
Gesù scardina questa sequenza: pecco, Dio mi perdona, quindi mi pento.
Zaccheo sa benissimo di essere un delinquente, non ha bisogno che qualcuno glielo ricordi.
Ha bisogno che qualcuno creda in lui.
Che creda nella possibilità di cambiare senza condizione, a prescindere.
L’amore scatena in noi energie inattese e nascoste.
Conferenze di Paolo:
Roma 11/11 ore 20.45 Cosa resta del Giubileo – Cardinal Hotel St.Peter – via Leon Déon (piazza Pio XI)
Vicenza 20/11 ore 20.45 “Dov’è colui che è nato” Sala Parrocchiale – Piazza Aldo Moro – Cornedo Vicentino
Verona 21/11 ore 20.45 Storie di patriarchi e matriarche Sala civica Barbarani in via Marconi 5 – San Bonifacio
Trieste 22/11 ore 20,30 La tenerezza di Dio Concerto meditato col coro Gospel “Soul Diesis” Nostra Signora di Lourdes, via Monte Mangart 2/1
Trieste 23/11 ore 20,30 Dov’è colui che è nato? Nostra Signora di Lourdes, via Monte Mangart 2/1
Guastalla 24/11 ore 21 La Chiesa secondo Gesù Duomo – Guastalla
Giugliano 25/11 ore 20,30 In coppia con Dio Scuola fratelli maristi – Giugliano
Lugano 26/11 ore 14,30/17,30 Ma Gesù è davvero esistito? Le fonti storiche su Gesù Centro della Trasfigurazione, via Polar 35, Breganzona
In uscita tre mie libri: Il cercatore, lo scampato, l’astuto, il sognatore. Storia di patriarchi e di matriarche (san Paolo); Parabole per l’oggi (Claudiana) e Pregare per i vivi e per i morti (Marcianum press)
Dona il tuo 5×1000 all’associazione culturale Zaccheo che sostiene Paolo: scrivi sulla tua dichiarazione dei redditi cf 97715480014.
Un abbraccio agli oltre 4000 cercatori di Dio incrociati in questi primi sei mesi. Ora tiro il fiato per qualche mese, ho un libro da scrivere e molta preghiera da recuperare. Ci sono, qua e là, in alcuni appuntamenti: http://www.tiraccontolaparola.it/sicomoro-estate-2016/.
La meditazione del vangelo continua ogni settimana, perché la Parola non va mai in vacanza.
Commento al Vangelo del 30 ottobre 2016 – Io sono Zaccheo
XXXI Domenica del Tempo Ordinario – Anno C
Lc 19, 1-10
Dal Vangelo secondo Luca
1Entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, 2quand’ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, 3cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. 4Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là.
5Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». 6Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. 7Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».
8Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». 9Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. 10Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».
ce si umilia sarà esaltato».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
Fonte: LaSacraBibbia.net
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Io sono Zaccheo
Eccolo, Zaccheo. Già il nome è un programma: significa il puro ma se è la contrazione di Zaccaria, significa Dio ricorda: il Signore vede in lui un puro, un semplice. Dio ci restituisce la nostra immagine ancestrale, la nostra idealità profonda, egli sa cosa siamo veramente. Dietro la scorza indurita di un uomo che è diventato un aguzzino, Dio vede l’innocenza nascosta.
E la rianima.
La folla vede in lui un delinquente, Dio, che si ricorda di com’era Zaccheo quando lo ha creato nel grembo della madre, vede in lui un santo.
Due sono le peculiarità che caratterizzano Zaccheo: è un capo dei pubblicani ed è ricco.
Non sappiamo altro di lui: nulla sul suo carattere, sui suoi sogni, sulle sue amicizie, sulla sua fede.
È il suo ruolo, non si scappa.
Per Gesù quell’uomo ha un nome, Zaccheo, non un ruolo.
Piccole vendette
Sono temuti, i pubblicani: alle spalle hanno l’aquila romana.
Ma i suoi concittadini, ora, si tolgono una piccola soddisfazione, diventano un muro davanti alla strada, gli impediscono di vedere. Piccola e innocente vendetta fra uomini, come ancora si usa oggi.
Zaccheo ha saputo del passaggio del profeta.
Non che la cosa lo riguardi più di tanto: i farisei e gli scribi, di solito, insultano e tengono distanti i pubblicani, non scherziamo. Zaccheo sa bene di essere un pubblico peccatore, non ha nessuna possibilità di salvezza.
Se anche il Messia venisse, Zaccheo rimarrebbe fuori dalla porta della festa.
In compagnia dei pastori. Della samaritana. Della donna emorroissa.
Ma è curioso.
Cercava di vedere, annota Luca. È la ricerca il cuore pulsante di questo incontro.
Zaccheo cerca Gesù che lo cerca. E si incontreranno.
Siamo ciò che desideriamo. Siamo ciò che cerchiamo.
Chi è Gesù
La sua curiosità ha un obiettivo specifico: il Nazareno.
Non è curiosità fine a sé stessa, lui non vuole soddisfare il suo quarto d’ora di delirio mistico.
La ricerca di senso, la curiosità, va orientata e nutrita. Zaccheo ha intuito che Gesù ha a che fare con la sua felicità. E osa.
Zaccheo vuole vedere Gesù, punto. Se ne è degno, se è pronto, se capisce dove lo porterà questo incontro, se è moralmente accettabile a Dio, proprio non gli importa.
Ostacoli
Un muro di gente ci impedisce di vedere Gesù. Schiene, non volti.
Persone che ci sono ostili, che dicono che è tutto falso, che non c’è né desiderio, né soddisfazione, che l’uomo è drammaticamente incapace di risposte, è mostruosa creatura irrisolta.
Persone che non hanno risposte e che negano la possibilità di fare domande.
Profeti del nulla, non vogliono che ci mettiamo in cammino per giustificare il loro fallimento.
Zaccheo sembra non avere soluzioni. Potrebbe girare i tacchi e tornarsene a casa.
Come molti, oggi, che gettano la spugna alla prima difficoltà.
Corre avanti. Zaccheo trova una soluzione semplice davanti al muro di folla che aspetta Gesù: salirà su un albero. Su di un sicomoro, per la precisione.
Fichi
La Bibbia ci dice che il sicomoro, albero sempre verde che non cresce in Europa, fa parte della famiglia dei fichi. I rabbini insegnavano o studiavano sotto il fico e alcuni paragonavano la Torah al fico per via della dolcezza del suo frutto. A nessuno sfugge che Natanaele, nel vangelo di Giovanni, è chiamato da Gesù mentre sta sotto un fico (Gv 1,28).
È in alto, libero, non ostacolato.
Che bello sarebbe se le nostre comunità diventassero tanti alberi su cui chiunque (chiunque!) possa salire per vedere il Signore…
È ben nascosto, Zaccheo. Il fogliame lo protegge: può vedere senza essere visto. O così pensa.
Appena giunto al luogo dell’appuntamento, all’albero, Gesù alza gli occhi e lo vede.
Zaccheo!
Lo chiama per nome, lo conosce, sa bene chi è.
Ha preso l’iniziativa, ha polverizzato con una frase ogni dubbio, resistenza, colpa.
Oggi deve andare da Zaccheo.
Oggi: ogni giorno, ogni oggi è il giorno in cui possiamo accogliere il Signore in casa nostra.
Anche se non ne siamo degni, anche se tentenniamo, anche se non abbiamo nulla di pronto da offrirgli. Nessun giusto sarebbe mai entrato nella casa di un peccatore.
Eccetto Gesù.
Fico maturo
Scende in fretta, Zaccheo, letteralmente si precipita, cade come un frutto maturo.
È accaduto l’inaudito: il Rabbì che tutti aspettavano, si è accorto di lui e ha chiesto di andare a casa sua. Non si è sbagliato, non lo ha confuso con un altro: lo ha chiamato per nome.
È tutto talmente esagerato che anche Zaccheo esagera e si rovina.
Leggete bene e fate due conti: il pubblicano regala la metà dei suoi soldi ai poveri. E sia.
Poi restituisce quattro volte tanto a coloro ai quali ha rubato, cioè a tutti. La metà di quello che ha non basterà certo a rimborsare il quadruplo di ciò che ha rubato!
Pazienza: ora ha il tesoro.
Perderà tutto perché ha trovato il tesoro nascosto nel campo (Mt 13,44). Che gli importa?
In questo incontro troviamo il cuore del vangelo.
Dio precede e suscita la nostra conversione. L’incontro con Dio ci cambia la vita.
Zaccheo contraddice il nostro modo di pensare: di solito parliamo di contrizione e di pentimento per meritare il perdono di Dio.
Pecco, mi pento, Dio mi perdona, questa è la sequenza corretta.
Gesù scardina questa sequenza: pecco, Dio mi perdona, quindi mi pento.
Zaccheo sa benissimo di essere un delinquente, non ha bisogno che qualcuno glielo ricordi.
Ha bisogno che qualcuno creda in lui.
Che creda nella possibilità di cambiare senza condizione, a prescindere.
L’amore scatena in noi energie inattese e nascoste.
Conferenze di Paolo:
Roma 11/11 ore 20.45 Cosa resta del Giubileo – Cardinal Hotel St.Peter – via Leon Déon (piazza Pio XI)
Vicenza 20/11 ore 20.45 “Dov’è colui che è nato” Sala Parrocchiale – Piazza Aldo Moro – Cornedo Vicentino
Verona 21/11 ore 20.45 Storie di patriarchi e matriarche Sala civica Barbarani in via Marconi 5 – San Bonifacio
Trieste 22/11 ore 20,30 La tenerezza di Dio Concerto meditato col coro Gospel “Soul Diesis” Nostra Signora di Lourdes, via Monte Mangart 2/1
Trieste 23/11 ore 20,30 Dov’è colui che è nato? Nostra Signora di Lourdes, via Monte Mangart 2/1
Guastalla 24/11 ore 21 La Chiesa secondo Gesù Duomo – Guastalla
Giugliano 25/11 ore 20,30 In coppia con Dio Scuola fratelli maristi – Giugliano
Lugano 26/11 ore 14,30/17,30 Ma Gesù è davvero esistito? Le fonti storiche su Gesù Centro della Trasfigurazione, via Polar 35, Breganzona
In uscita tre mie libri: Il cercatore, lo scampato, l’astuto, il sognatore. Storia di patriarchi e di matriarche (san Paolo); Parabole per l’oggi (Claudiana) e Pregare per i vivi e per i morti (Marcianum press)
Comunicazioni:
La meditazione del vangelo continua ogni settimana, perché la Parola non va mai in vacanza.