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Per noi ritardatari
Ci vuole del tempo per convertirsi alla gioia.
Perché le vicende della vita, la nostra connaturale propensione al vittimismo, la fragile condizione umana, ci portano a volgere lo sguardo indietro, a sostare a quel venerdì santo.
Così i vangeli delle apparizioni del risorto sono un invito a tutta la comunità, a noi, a me, a intraprendere un percorso didattico di cambiamento, di conversione, perché la gioia cristiana è una tristezza superata.
Troppo bello per essere vero!
Penserà qualcuno fra di voi.
C’è ancora del tempo, cinquanta giorni. E se, alla fine, ancora non accadrà nulla arriverà lo Spirito s incendiare e spingere fuori.
Comunque se ancora fatichiamo ad accogliere il risorto siamo in buona compagnia.
Con noi c’è il Papa.
Non fa per me
[quads id=1] Luca accenna ad una apparizione privata del Risorto a Pietro di cui non abbiamo alcuna traccia (Lc 24): probabilmente non era andata granché bene…
Pietro è stato il più presente alle apparizioni del Risorto.
Ma nulla è accaduto, in lui, il suo cuore è rimasto duro e arido.
Gesù è vivo certo, ma non per lui.
Gesù è risorto e glorioso, vivo, ma lui, Pietro, è rimasto in quel cortile. A quel tradimento. Alla sua figuraccia. Ha toccato per mano quanto è distante dalle fede, altro che roccia.
Pietro crede, certo. Ma la sua fede non riesce a superare il suo fallimento.
È Pasqua, evviva. Ma la mia vita resta sepolta dai miei sbagli o dalla fortuna. Da un lutto o da un dolore, da una malattia o da mille ombre.
È festa per gli altri, non per me.
Si ricomincia
L’inizio del vangelo di oggi, descrive uno dei più tristi momenti del cristianesimo: Pietro torna a pescare. L’ultima volta, tre anni prima, aveva incontrato sulla riva quel perdigiorno che parlava del Regno di Dio.
Torna a pescare; come a dire: fine dell’avventura, della parentesi mistica, si torna alla dura realtà. Gli altri apostoli – teneri! – lo accompagnano sperando di risollevargli il morale.
E invece nulla, pesca infruttuosa: il sordo dolore di Pietro allontana anche i pesci.
Come accade anche a noi se, annunciando il Vangelo, mettiamo il dolore al centro.
Ma Gesù, come spesso accade, aspetta Pietro alla fine della notte.
Gesù ci aspetta sempre alla fine della notte. Di ogni notte.
Camperisti
Il clima è pesante. Nessuno fiata mentre riassettano le reti.
Un silenzio rotto solo da quel rompiscatole che si avvicina per attaccare bottone e chiede notizie sulla pesca. Nessuno ha voglia di parlare, la schiena curva, il capo chino, il cuore asciutto e sanguinante.
Ma quel perditempo insiste, proprio la persona sbagliata al momento sbagliato.
Come accade anche a noi quando vorremo annegare nel dolore e dobbiamo intrattenerci in una conversazione inutile e frivola.
Finché.
«Riprendete il largo e gettate le reti», dice il camperista.
Tutti si fermano. Andrea guarda Giovanni che guarda Tommaso che guarda Pietro.
Come scusa? Cos’ha detto? Cosa?
Le stesse parole pronunciate dal falegname di Nazareth, tre anni prima.
Nessuno fiata, riprendono il largo, gettano le reti dalla parte debole e accade.
Nessuno osa parlare. Ma sanno. Sanno. Sanno.
È lui.
Amami, Pietro
Il silenzio, ora, è gravido.
Gesù si comporta con naturalezza, scherza, ride, mangia con loro.
Poi tenta il tutto per tutto e prende da parte Pietro.
L’ultima volta che si erano visti era stato al sinedrio.
«Mi ami, Simone?»
«Come faccio ad amarti, Rabbì, come oso ancora dirtelo, come faccio?» pensa Pietro.
«Ti voglio bene» risponde Simone.
«Mi ami, Simone?»
«Basta, basta Signore, lo sai che non sono capace, piantala!» pensa Pietro.
«Ti voglio bene» risponde Simone.
«Mi vuoi bene, Simone?»
Pietro tace, ora. È scosso, ancora una volta. È Gesù che abbassa il tiro, è lui che si adegua alle nostre esigenze. Pietro ha un groppo in gola. A Gesù non importa nulla della fragilità di Pietro, né del suo tradimento, non gli importa se non è all’altezza, non gli importa se non sarà capace.
Chiede a Pietro solo di amarlo come riesce.
«Cosa vuoi che ti dica, Maestro? Tu sai tutto, tu mi conosci, sai quanto ti voglio bene»
Sorride, ora, il Signore.
Sorride. Pietro è pronto: saprà aiutare i fratelli poveri ora che ha accettato la sua povertà, sarà un buon Papa.
Sorride il Signore e gli dice:
«Seguimi».
Ora è Pasqua anche per lui.
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Viene Gesù, prende il pane e lo dà loro,così pure il pesce.
Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 21,1-19
In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.
Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.
Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».
Commento al Vangelo del 5 Maggio 2019 – Per noi ritardatari
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Per noi ritardatari
Ci vuole del tempo per convertirsi alla gioia.
Perché le vicende della vita, la nostra connaturale propensione al vittimismo, la fragile condizione umana, ci portano a volgere lo sguardo indietro, a sostare a quel venerdì santo.
Così i vangeli delle apparizioni del risorto sono un invito a tutta la comunità, a noi, a me, a intraprendere un percorso didattico di cambiamento, di conversione, perché la gioia cristiana è una tristezza superata.
Troppo bello per essere vero!
Penserà qualcuno fra di voi.
C’è ancora del tempo, cinquanta giorni. E se, alla fine, ancora non accadrà nulla arriverà lo Spirito s incendiare e spingere fuori.
Comunque se ancora fatichiamo ad accogliere il risorto siamo in buona compagnia.
Con noi c’è il Papa.
Non fa per me
[quads id=1] Luca accenna ad una apparizione privata del Risorto a Pietro di cui non abbiamo alcuna traccia (Lc 24): probabilmente non era andata granché bene…
Pietro è stato il più presente alle apparizioni del Risorto.
Ma nulla è accaduto, in lui, il suo cuore è rimasto duro e arido.
Gesù è vivo certo, ma non per lui.
Gesù è risorto e glorioso, vivo, ma lui, Pietro, è rimasto in quel cortile. A quel tradimento. Alla sua figuraccia. Ha toccato per mano quanto è distante dalle fede, altro che roccia.
Pietro crede, certo. Ma la sua fede non riesce a superare il suo fallimento.
È Pasqua, evviva. Ma la mia vita resta sepolta dai miei sbagli o dalla fortuna. Da un lutto o da un dolore, da una malattia o da mille ombre.
È festa per gli altri, non per me.
Si ricomincia
L’inizio del vangelo di oggi, descrive uno dei più tristi momenti del cristianesimo: Pietro torna a pescare. L’ultima volta, tre anni prima, aveva incontrato sulla riva quel perdigiorno che parlava del Regno di Dio.
Torna a pescare; come a dire: fine dell’avventura, della parentesi mistica, si torna alla dura realtà. Gli altri apostoli – teneri! – lo accompagnano sperando di risollevargli il morale.
E invece nulla, pesca infruttuosa: il sordo dolore di Pietro allontana anche i pesci.
Come accade anche a noi se, annunciando il Vangelo, mettiamo il dolore al centro.
Ma Gesù, come spesso accade, aspetta Pietro alla fine della notte.
Gesù ci aspetta sempre alla fine della notte. Di ogni notte.
Camperisti
Il clima è pesante. Nessuno fiata mentre riassettano le reti.
Un silenzio rotto solo da quel rompiscatole che si avvicina per attaccare bottone e chiede notizie sulla pesca. Nessuno ha voglia di parlare, la schiena curva, il capo chino, il cuore asciutto e sanguinante.
Ma quel perditempo insiste, proprio la persona sbagliata al momento sbagliato.
Come accade anche a noi quando vorremo annegare nel dolore e dobbiamo intrattenerci in una conversazione inutile e frivola.
Finché.
«Riprendete il largo e gettate le reti», dice il camperista.
Tutti si fermano. Andrea guarda Giovanni che guarda Tommaso che guarda Pietro.
Come scusa? Cos’ha detto? Cosa?
Le stesse parole pronunciate dal falegname di Nazareth, tre anni prima.
Nessuno fiata, riprendono il largo, gettano le reti dalla parte debole e accade.
Nessuno osa parlare. Ma sanno. Sanno. Sanno.
È lui.
Amami, Pietro
Il silenzio, ora, è gravido.
Gesù si comporta con naturalezza, scherza, ride, mangia con loro.
Poi tenta il tutto per tutto e prende da parte Pietro.
L’ultima volta che si erano visti era stato al sinedrio.
«Mi ami, Simone?»
«Come faccio ad amarti, Rabbì, come oso ancora dirtelo, come faccio?» pensa Pietro.
«Ti voglio bene» risponde Simone.
«Mi ami, Simone?»
«Basta, basta Signore, lo sai che non sono capace, piantala!» pensa Pietro.
«Ti voglio bene» risponde Simone.
«Mi vuoi bene, Simone?»
Pietro tace, ora. È scosso, ancora una volta. È Gesù che abbassa il tiro, è lui che si adegua alle nostre esigenze. Pietro ha un groppo in gola. A Gesù non importa nulla della fragilità di Pietro, né del suo tradimento, non gli importa se non è all’altezza, non gli importa se non sarà capace.
Chiede a Pietro solo di amarlo come riesce.
«Cosa vuoi che ti dica, Maestro? Tu sai tutto, tu mi conosci, sai quanto ti voglio bene»
Sorride, ora, il Signore.
Sorride. Pietro è pronto: saprà aiutare i fratelli poveri ora che ha accettato la sua povertà, sarà un buon Papa.
Sorride il Signore e gli dice:
«Seguimi».
Ora è Pasqua anche per lui.
Sostienici!
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TERZA DOMENICA DI PASQUA
Viene Gesù, prende il pane e lo dà loro,così pure il pesce.
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 21,1-19
In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.
Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.
Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
Fonte: La Sacra Bibbia