
La vicenda di Giobbe è quella di un uomo che all’improvviso, dopo una vita vissuta nella fedeltà a Dio e ai suoi precetti, è colpito da una serie di disastri e calamità che lo spogliano di tutto: dei suoi amati figli e delle sue ingenti proprietà. Per ultimo, anche la sua salute viene minata da una malattia che gli procura dolore persistente in tutto il corpo. Giobbe accetta l’inspiegabile cumulo di sofferenza senza ribellarsi a Dio. Criticato aspramente dalla moglie per tale atteggiamento, riceve infine la visita di tre amici che cercano di aiutarlo a comprendere il motivo e il senso di ciò che gli è accaduto. Al di sopra della
vicenda che si svolge sulla terra, il prologo del libro presenta una scena che ha luogo nel cielo: Satana chiede a Dio di sottoporre a una prova la fedeltà di Giobbe, che egli insinua essere fittizia e interessata. Togliendogli tutto ciò che è per Giobbe fonte di felicità, afferma Satana, si vedrà se la sua fede e la sua devozione a Dio sono autentiche e sincere. In questo modo il libro di Giobbe, nel suo prologo, sembra voler tranquillizzare il lettore: la sofferenza innocente non ha Dio come causa; l’origine del male che affligge il giusto non è Dio, ma l’invidia del demonio. Questa spiegazione, tuttavia, non rende ragione del perché Dio non eviti, potendolo fare, una simile ingiustizia. La domanda sul male resta e Giobbe
la eleverà a Dio con tutte le sue forze, nei capitoli centrali del libro. Egli si ritiene innocente e giusto, sente che a lui non si può applicare ciò che la sapienza tradizionale indica come “legge della retribuzione”, secondo la quale l’uomo che opera il bene riceve il bene, mentre quello che opera il male riceverà un giusto castigo. Una piccola introduzione.
È un corso di Sacra Scrittura