Secondo Calvino, tutto si compie nel mondo per opera dell’unica volontà: quella di Dio, che è il sovrano di tutto e di tutti. Quella di Dio è una sovranità che non si può contrastare;
il solo pensiero di poterlo fare è un atto blasfemo. Ma è davvero così?
Pare un tema lontano dalla quotidianità ma, in realtà, è presente nel nostro inconscio collettivo. Lo esprimiamo anche nel linguaggio comune, quando pensiamo che la vita o dio o il fato ce l’abbiano con me, lo constatiamo quando vediamo delle vite drammaticamente segnate dal dolore e dalla disgrazia. E per noi credenti il ragionamento si amplia: se Dio c’è ed è eterno, cioè fuori da tempo, e onnisciente, cioè sa ogni cosa, conosce anche il mio destino, il mio percorso, già vede cosa farò. Sia. Ma interviene in questo destino? Agisce su di me? Ha già deciso cosa farò? La Bibbia parla di volntà divina alla salvezza, certo. Ma rimane il dubbio, ingigantito dalla riflessione riformata, che Dio abbia già deciso chi salvare e chi dannare. Secondo Calvino, tutto si compie nel mondo per opera dell’unica volontà: quella di Dio, che è il sovrano di tutto e di tutti. Quella di Dio è una sovranità che non si può contrastare; il solo pensiero di poterlo fare è un atto blasfemo. E posso capire se sono predestinato alla salvezza solo vedendo come va la mia vita, se in positivo o in negativo. Crinale pericolosissimo in cui la nostra libertà di scelta (il libero arbitrio) entra in cristi. Ma è davvero così? Proviamo a fare una riflessione su questo tema, partendo ad quanto già avevano intuito i filosofi greci, per approdare alla Scrittura, alla piena rivelazione di Cristo e all’attuale riflessione in ambito cattolico. Non è un argomento teorico: se Dio c’è ed è felice e mi vuole felice, ha a che fare con la mia libertà. O no?
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