1. Lettura del Vangelo secondo Giovanni 5, 25-36

    In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno. Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo. Non meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna. Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.

    Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. C’è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera. Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce.

    Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato».

Giovanni concepisce il suo vangelo come un lungo processo tra luce e tenebre e, nell’ennesima discussione di oggi, Gesù afferma una scomoda verità.

È possibile ostinatamente rifiutarsi di vedere la luce?

Purtroppo sì.

È l’altro volto dello splendido dono della libertà che il Signore ci ha donato.

Siamo liberi anche di rifiutare la felicità.

Nel discorso di Gesù ai farisei verifichiamo il pericolo sempre presente di rifiutare la rivelazione di Dio.

Anche se siamo molto devoti…

Gesù cita due testimoni che parlano di lui, che ne attestano la missione: Giovanni Battista, acclamato come profeta e che è venuto proprio a preparare la strada al Signore, le opere di Gesù, che segnalano la venuta del Regno di Dio in mezzo a noi, e più avanti nel brano anche la Scrittura che i farisei conoscono e che male interpretano.

Questi tre “testimoni”, dice Gesù, manifestano che egli è il rivelatore del Padre.

Dio non ci manda una e-mail per manifestarsi, ed è piuttosto allergico ai miracoli: le sue parole usano la voce di uomini e donne che, come il Battista, colgono di lui cose che noi fatichiamo a vedere.

Di più: guardandoci intorno col cuore spalancato riusciamo a trovare le tracce della sua presenza nelle opere del Creato e degli eventi.

Allora, amici, anche noi spalanchiamo il cuore alla testimonianza dei tanti profeti che ancora solcano le nostre strade, guardiamo alle opere, ai piccoli miracoli che il Signore ci dona quotidianamente e scrutiamo le Scritture con un cuore attento e libero, come facciamo tutti i giorni.

Tutto ci parla di Cristo e Cristo ci parla di Dio.

Viviamo bene la nostra libertà, amici, lasciamo che il nostro cuore si spalanchi allo stupore.

I miracoli sono intorno a noi, è il nostro sguardo che si deve alzare e chiarificare.

Paolo Curtaz

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