Si vede che viviamo le beatitudini?
Si vede che non ci siamo lasciati infinocchiare dalle mille profezie e dai mille venditori di fumo che ci circondano e abbiamo davvero cercato il tesoro nel campo?
Si vede che viviamo le beatitudini?
Si vede che non ci siamo lasciati infinocchiare dalle mille profezie e dai mille venditori di fumo che ci circondano e abbiamo davvero cercato il tesoro nel campo?
Allacciarsi le cinture di sicurezza, se disabituati alle altezze; prudenza: pericolo di vertigini.
E di conversione.
Questo brano di vangelo è collocato dopo la spessissima teologia di Giovanni che emerge nel discorso di Gesù dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci.
Giovanni concepisce il suo vangelo come un lungo processo tra luce e tenebre e, nell’ennesima discussione di oggi, Gesù afferma una scomoda verità.
È possibile ostinatamente rifiutarsi di vedere la luce?
Non c’è nulla da fare: se vogliamo davvero seguire il Dio di Gesù Cristo dobbiamo continuamente convertire la nostra prospettiva per allargare il nostro orizzonte ed accogliere il modo nuovo di essere credenti. Un modo che ha una caratteristica assoluta, principale, non negoziabile: l’autenticità.
Un inizio che è un programma…
Oggi Matteo ci fa entrare nel vivo dell’inizio del ministero di Gesù.
Gesù sale a Cafarnao ed inizia la sua predicazione in questo luogo di passaggio sorto sul confine, sulle rive del lago di Tiberiade, lungo la strada che da Damasco portava al mar Mediterraneo.
Leggerezza, amici, viviamo con leggerezza questa giornata.
Leggerezza che non è superficialità, ma conoscenza del segreto della Storia, gioia di vivere, consapevolezza di essere amati.
Siate santi perché io sono santo.
Così Dio dice al popolo che si è scelto.
E solo in questa prospettiva siamo in grado di prendere sul serio la pagina delle beatitudini e il successivo lungo e impegnativo discorso della montagna…
Fa’ un certa impressione questo Gesù anarchico che caccia i venditori dal Tempio, una figura che contrasta col nostro modo talvolta buonista e zuccheroso di vedere Gesù…
Una Parola impegnativa, quella di oggi, la parabola di Lazzaro e il ricco epulone (Che ho scoperto essere un soprannome che potremmo tradurre: “festaiolo e mangione”)
Dio conosce per nome il povero Lazzaro (Il nome in Israele è manifestazione dell’intimo
Invitati al banchetto, alla festa di Dio, corriamo continuamente il rischio di rispondere “no, grazie”, non perché siamo persone particolarmente malvagie, ma per la fatica immensa che dobbiamo affrontare ogni giorno nella vita.