Siate santi perché io sono santo.
Così Dio dice al popolo che si è scelto.
E solo in questa prospettiva siamo in grado di prendere sul serio la pagina delle beatitudini e il successivo lungo e impegnativo discorso della montagna…
Commento al Vangelo Ambrosiano
Siate santi perché io sono santo.
Così Dio dice al popolo che si è scelto.
E solo in questa prospettiva siamo in grado di prendere sul serio la pagina delle beatitudini e il successivo lungo e impegnativo discorso della montagna…
Fa’ un certa impressione questo Gesù anarchico che caccia i venditori dal Tempio, una figura che contrasta col nostro modo talvolta buonista e zuccheroso di vedere Gesù…
Una Parola impegnativa, quella di oggi, la parabola di Lazzaro e il ricco epulone (Che ho scoperto essere un soprannome che potremmo tradurre: “festaiolo e mangione”)
Dio conosce per nome il povero Lazzaro (Il nome in Israele è manifestazione dell’intimo
Invitati al banchetto, alla festa di Dio, corriamo continuamente il rischio di rispondere “no, grazie”, non perché siamo persone particolarmente malvagie, ma per la fatica immensa che dobbiamo affrontare ogni giorno nella vita.
Signore, da chi andremo?
La tragedia è ormai consumata. Ricordate?
Dicevo che Cafarnao rappresenta una svolta decisiva nella vita di Gesù: da grande predicatore e profeta, guaritore e operatore di prodigi capace di smuovere cinquemila persone ad ascoltarlo, a visionario e pazzo che indugia su discorsi incomprensibili e inaccettabili.
Porta stretta, obiettivo alto
Funziona così: la domenica sera leggo il Vangelo della domenica successiva, così, lasciando che giri nella testa. Poi ci prego un po’ su, nei giorni seguenti, magari approfondisco leggendo qualche librone esegetico.
Ma io vi dico
Siamo sinceri, ancora qualche domenica con vangeli del genere e mi converto allo Zoroastrismo. Non so voi, ma già le beatitudini a me provocano una certa acidità di stomaco, ma i due capitoli che seguono, in cui Gesù smonta pezzo per pezzo tutto quello che i devoti del tempo (e di sempre) pensavano essere l’essenziale della fede, proprio fatico ad ascoltarli. Figuriamoci a viverli…
Giuseppe, sposo sfortunato
Tra Maria e Giuseppe c’è amore.
Sono “promessi sposi”, cioè più che fidanzati nella cultura di Israele.
Per un anno – fidanzati – potevano vivere coniugalmente senza però coabitare dopo una solenne promessa fatta davanti al rabbino, perciò l’unico che sapeva che quel figlio non era suo era proprio lui, Giuseppe, il giovane e capace falegname del piccolo paese di Nazareth.
Viviamo tempi difficili, siamo onesti.
Non soltanto per le questioni economiche, che comunque mettono a dura prova le nostre famiglie. Ma soprattutto per la mancanza di speranza che sta travolgendo i giovani, esasperati dalla mancanza di futuro, storditi da un mondo che non li vuole se non per consumare e fare gli idioti.
Perché ti sei rivelato a noi e non al mondo?
Anch’io mi pongo questo quesito, spesso.
Me lo chiedo quando incontro persone trasparenti, grandi uomini assetati di fede, pieni di autenticità e di bene e che – pure – non riescono ad abbandonarsi alle mani di Dio e si dicono non credenti.