Commento al Vangelo del 12 Gennaio 2025

Battesimo del Signore

Is 40,1-5.9-11/Tt 2,11-14; 3,4-7/Lc 3,15-16.21-22

Prediletti

Il popolo è in attesa.

Aspettano, desiderano, sperano.

Perché speranza e desiderio fanno parte della nostra natura profonda. Insopprimibile anelito alla pienezza. Inesausta ricerca di senso che riempie le nostre pur logore giornate.

Perché la speranza cristiana non è ottimismo, ma realizzazione di un futuro sperimentato già ora.

Attendono. Aspettano. 

Una soluzione, una via d’uscita, un po’ di salute, di benessere, di amore, la fine delle guerre. 

(Tutti aspettiamo, tutti speriamo). E si chiedono, in cuor loro, se non sia il Battista la risposta, il Messia.

Qualcuno che risolva. Che offra soluzioni. Che magicamente ci aiuti a superare i tanti lacci che ci impediscono di essere felici fino in fondo. Che plachi l’ansia di morte e distruzione che attraversa le nazioni e i capi dei popoli.

La folla non ha il coraggio di esplicitare quel pensiero, di dargli corpo. È il Battista a rispondere, l’immenso Battista che potrebbe approfittare di quel desiderio, di quell’ansia sottaciuta.

È onesto, tanto. Non si prende per Dio. Non gioca a fare il Messia. 

E parla usando toni forti, tipici del linguaggio profetico. Bastonate.

Viene uno più forte, più deciso, più intransigente. Nulla in confronto al rude battezzatore. E userà il fuoco per consumare le colpe, per annientare i reprobi.

Si sbaglia, Giovanni, ma non lo sa. 

Sì, porterà il fuoco, il Messia. Ma non quello che punisce, bensì quello che accende l’abbondanza dell’amore e della consolazione. Porterà il fuoco travolgente della passione per Dio.

Se la nostra vita è ricerca ossessiva del denaro, avvicinandoci al fuoco, bruceremo.

Se la nostra vita è arresa e lamentosa, come paglia, lo scarto del grano, bruceremo.

Se la nostra vita è ricerca, cera che si stratifica, come candele, ci accenderemo. […]

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