Perché speranza e desiderio fanno parte della nostra natura profonda. Insopprimibile anelito alla pienezza. Inesausta ricerca di senso che riempie le nostre pur logore giornate.
Perché la speranza cristiana non è ottimismo, ma realizzazione di un futuro sperimentato già ora.
Attendono. Aspettano.
Una soluzione, una via d’uscita, un po’ di salute, di benessere, di amore, la fine delle guerre.
(Tutti aspettiamo, tutti speriamo). E si chiedono, in cuor loro, se non sia il Battista la risposta, il Messia.
Qualcuno che risolva. Che offra soluzioni. Che magicamente ci aiuti a superare i tanti lacci che ci impediscono di essere felici fino in fondo. Che plachi l’ansia di morte e distruzione che attraversa le nazioni e i capi dei popoli.
La folla non ha il coraggio di esplicitare quel pensiero, di dargli corpo. È il Battista a rispondere, l’immenso Battista che potrebbe approfittare di quel desiderio, di quell’ansia sottaciuta.
È onesto, tanto. Non si prende per Dio. Non gioca a fare il Messia.
E parla usando toni forti, tipici del linguaggio profetico. Bastonate.
Viene uno più forte, più deciso, più intransigente. Nulla in confronto al rude battezzatore. E userà il fuoco per consumare le colpe, per annientare i reprobi.
Si sbaglia, Giovanni, ma non lo sa.
Sì, porterà il fuoco, il Messia. Ma non quello che punisce, bensì quello che accende l’abbondanza dell’amore e della consolazione. Porterà il fuoco travolgente della passione per Dio.
Se la nostra vita è ricerca ossessiva del denaro, avvicinandoci al fuoco, bruceremo.
Se la nostra vita è arresa e lamentosa, come paglia, lo scarto del grano, bruceremo.
Se la nostra vita è ricerca, cera che si stratifica, come candele, ci accenderemo. […]
Commento al Vangelo del 12 Gennaio 2025
Battesimo del Signore
Is 40,1-5.9-11/Tt 2,11-14; 3,4-7/Lc 3,15-16.21-22
Prediletti
Il popolo è in attesa.
Aspettano, desiderano, sperano.
Perché speranza e desiderio fanno parte della nostra natura profonda. Insopprimibile anelito alla pienezza. Inesausta ricerca di senso che riempie le nostre pur logore giornate.
Perché la speranza cristiana non è ottimismo, ma realizzazione di un futuro sperimentato già ora.
Attendono. Aspettano.
Una soluzione, una via d’uscita, un po’ di salute, di benessere, di amore, la fine delle guerre.
(Tutti aspettiamo, tutti speriamo). E si chiedono, in cuor loro, se non sia il Battista la risposta, il Messia.
Qualcuno che risolva. Che offra soluzioni. Che magicamente ci aiuti a superare i tanti lacci che ci impediscono di essere felici fino in fondo. Che plachi l’ansia di morte e distruzione che attraversa le nazioni e i capi dei popoli.
La folla non ha il coraggio di esplicitare quel pensiero, di dargli corpo. È il Battista a rispondere, l’immenso Battista che potrebbe approfittare di quel desiderio, di quell’ansia sottaciuta.
È onesto, tanto. Non si prende per Dio. Non gioca a fare il Messia.
E parla usando toni forti, tipici del linguaggio profetico. Bastonate.
Viene uno più forte, più deciso, più intransigente. Nulla in confronto al rude battezzatore. E userà il fuoco per consumare le colpe, per annientare i reprobi.
Si sbaglia, Giovanni, ma non lo sa.
Sì, porterà il fuoco, il Messia. Ma non quello che punisce, bensì quello che accende l’abbondanza dell’amore e della consolazione. Porterà il fuoco travolgente della passione per Dio.
Se la nostra vita è ricerca ossessiva del denaro, avvicinandoci al fuoco, bruceremo.
Se la nostra vita è arresa e lamentosa, come paglia, lo scarto del grano, bruceremo.
Se la nostra vita è ricerca, cera che si stratifica, come candele, ci accenderemo. […]
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