I profeti non sono coloro che indovinano il futuro ma coloro che interpretano il presente con lo sguardo di Dio. E sono due i profeti che si confrontano, oggi.
Due giganti della fede, due pilastri della spiritualità, due servi della Parola.
Il rude Giovanni e l’incantato Isaia.
Così diversi nel loro modo di profetizzare, cioè di leggere il presente, eppure così autentici ed attuali.
Isaia parla ad un popolo che deve fare i conti con gli aggressivi vicini: Egizi, Assiri e, a breve, sulla scena internazionale ecco arrivare i babilonesi. Un popolo spaventato da ciò che accade, dai grandi disegni dei forti, un piccolo popolo di coccio fra vasi di ferro.
Come, spesso, mi sento io. Spaesato e fragile in un mondo sempre più aggressivo e arrogante.
E Isaia canta, sogna, dipinge.
Un mondo senza armi. Un mondo in cui gli animali feroci giocano col neonato. Un gioco in cui gli istinti malvagi si fanno servi della vita e della verità.
Grande Isaia. Illuso Isaia.
E Giovanni. Il Giovanni narrato da Matteo. Secco e pungente come il deserto che lo ha consumato. Efficace e caustico come solo i profeti sanno fare.
Chiede conversione, chiede azione, chiede scelte.
Perché il cambiamento lo dobbiamo operare noi, ora, qui, senza adagiarci sulle nostre piccole o grandi convinzioni. Lo dobbiamo fare in fretta, per non essere travolti, spazzati, spezzati.
E Dio sta solo con chi collabora a costruire il suo Regno.
Perché, come dice Agostino, Dio vuole che il suo dono diventi nostra conquista. […]
Commento al Vangelo del 7 Dicembre 2025
Seconda domenica di avvento, anno di Matteo
Is 11,1-10/Rm 15,4-9/Mt 3,1-12
Spiazzati
I profeti non sono coloro che indovinano il futuro ma coloro che interpretano il presente con lo sguardo di Dio. E sono due i profeti che si confrontano, oggi.
Due giganti della fede, due pilastri della spiritualità, due servi della Parola.
Il rude Giovanni e l’incantato Isaia.
Così diversi nel loro modo di profetizzare, cioè di leggere il presente, eppure così autentici ed attuali.
Isaia parla ad un popolo che deve fare i conti con gli aggressivi vicini: Egizi, Assiri e, a breve, sulla scena internazionale ecco arrivare i babilonesi. Un popolo spaventato da ciò che accade, dai grandi disegni dei forti, un piccolo popolo di coccio fra vasi di ferro.
Come, spesso, mi sento io. Spaesato e fragile in un mondo sempre più aggressivo e arrogante.
E Isaia canta, sogna, dipinge.
Un mondo senza armi. Un mondo in cui gli animali feroci giocano col neonato. Un gioco in cui gli istinti malvagi si fanno servi della vita e della verità.
Grande Isaia. Illuso Isaia.
E Giovanni. Il Giovanni narrato da Matteo. Secco e pungente come il deserto che lo ha consumato. Efficace e caustico come solo i profeti sanno fare.
Chiede conversione, chiede azione, chiede scelte.
Perché il cambiamento lo dobbiamo operare noi, ora, qui, senza adagiarci sulle nostre piccole o grandi convinzioni. Lo dobbiamo fare in fretta, per non essere travolti, spazzati, spezzati.
E Dio sta solo con chi collabora a costruire il suo Regno.
Perché, come dice Agostino, Dio vuole che il suo dono diventi nostra conquista. […]
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