Commento al Vangelo del 22 Novembre 2020

Cristo Re dell’Universo

Ez 34,11-17/ 1Cor 15,20-28/ Mt 25,31-46

Cosa resterà?

Cosa resterà di questo tempo inquieto e dolente?

Cosa resterà di questa mia vita, fatta di sogni, di paure, di slanci e di frenate, di contraddizioni, di entusiasmi e sofferenza che si alternano, di desideri inespressi o irrealizzati, di delusioni e sconfitte?

Cosa resterà della mia ricerca di fede, a volte entusiasta e travolgente, più spesso lenta e abitudinaria?

Cosa rimane alla fine della vita? Della mia vita? Di ogni vita?

L’amore.

Solo l’amore.

Rimane quanto ho saputo amare. Quanto mi sono lasciato amare. Quanto ho desiderato amare.

Perché l’amore dirige il mondo, perché l’Amore lo ha creato e plasmato e lo fa fiorire.

Non i successi, i denari, i like rimangono ma l’amore che siamo riusciti a costruire nella concretezza del quotidiano.

L’amore accolto da Dio, l’amante. Donato al meglio delle nostre possibilità, non come sforzo, ma come effusione di un amore ricevuto.

Questo celebriamo in questa domenica che chiude l’anno liturgico e si avvia a concludere questo difficilissimo anno civile. Anno della prova, della verità, della manifestazione di quello che siamo e che siamo diventati.

E la Parola sfida, interpreta, scuote, consola, rapisce, illumina, indica, tormenta.

E lo fa in un modo inatteso, decisamente fuori moda.  […]

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