Cara Giulia,
non è male l’idea della successione apostolica, vero? Certo che detta in questo modo risulta essere più accessibile a tutti. La chiesa vista non come ingombrante carrozzone di autorità ma come insieme di persone che hanno qualcuno da raccontare, è meglio digeribile , ma ne riparleremo.
Mi chiedi “quale, allora, il nucleo dell’annuncio cristiano. Se devo partire da Gesù, che cosa hanno creduto di lui gli apostoli, cosa ne hanno raccontato?”. Scherza e ridi hai elaborato uno dei princìpi essenziali per la comprensione della fede cristiana: quello del cristocentrismo. Mi dai atto che avvicinarsi alla fede cristiana è perlomeno complicato: preti, rosari, rivelazioni private, miracolismi, ansie apocalittiche … c’è il rischio di avvicinarsi alla parte meno autentica e più difficile del cristianesimo.
Mi rendo conto, ad esempio, che per una come te, che si sta avvicinando alla fede, il culto dei santi o la devozione a Maria rappresenta più un ostacolo che un aiuto. Abbi pazienza, allora, fai un passo alla volta. Il principio del cristocentrismo è banale: per avvicinarsi alla fede occorre partire da Cristo. E tutto ciò che fa parte della fede cristiana deve condurre a Cristo. Esiste una logica interna alla fede che, a spirale, parte dal Cristo per illuminare Dio, l’uomo, la chiesa, il destino ultimo e così via. Dovrai però stare attenta a rispettare questo procedimento, chiedendoti dinanzi a qualcosa che ti risulta difficile da capire: cosa c’entra questo con Cristo? In che modo ne è legato? Già ti accennavo, in un’altra epistola, come sia essenziale situare Gesù nel contesto dell’attesa di salvezza del popolo ebraico e come esista una continuità tra l’esperienza di Dio nell’alleanza con Israele e la venuta di Cristo. E’ come se, ti dicevo, Dio educasse il suo popolo e la pedagogia divina avesse spinto l’uomo a capire un po’ per volta il suo vero volto.
Già l’esperienza di Israele è, a questo proposito, molto rilevante rispetto al panorama religioso dell’epoca. Gesù, venendo, si inserisce in questo contesto e si rivela come un Rabbì, un maestro spirituale, con una grossa rilevanza carismatica. ma ecco che le parole del Rabbì Gesù sono accompagnate da gesti straordinari di guarigione e conversione. La gente lo acclama come Profeta, la sua notorietà cresce. Gesù, ora, è audace, parla di Dio come di un Padre, si permette di correggere la legge data a Mosé, finché si prende per Dio. A quel punto lo scontro religioso-politico che lo porterà alla morte degenera. E’ un momento tragico, che approfondiremo, e che segna l’apparente fallimento della missione di Gesù. Invece, qualche giorno dopo, gli apostoli, cambiati da una forza misteriosa, professano che Gesù è risorto.
La risurrezione di Gesù, che abbiamo appena celebrato, è la chiave di volta del disegno di Dio. Se Gesù è risorto, ecco che la comprensione di ciò che lui è cambia. Non soltanto è un grande profeta, ma è il Messia, il Figlio di Dio, Dio stesso.
Leggiti il discorso che Pietro fa alla sera della Pentecoste riportato da Luca negli Atti al capitolo 2: troverai l’essenza della fede. Questo annuncio di resurrezione scuote la gente di Gerusalemme. Molti si convertono, si fanno battezzare, nascono le prime persecuzioni da parte del Sinedrio.
Le comunità si ritrovano attorno agli apostoli, ascoltano ciò che Gesù ha fatto e detto. Pieni di Spirito, ora capiscono, rileggono gli avvenimenti come un unico disegno di rivelazione di Dio. Sì: Gesù, figlio di Dio, è venuto a rivelare il vero volto di Dio. “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo figlio Unigenito” dice Gesù a Nicodemo.
Ciao!
Donpi