Capitolo Ventidue

Cara Giulia,

ci siamo. Abbiamo tergiversato a lungo ma ora ci tocca proprio parlare della Chiesa. Ahi, Giulia, che dolor! Sì, perché se per parlare di Gesù abbiamo dovuto far piazza pulita di pregiudizi grandi come case, per parlare della Chiesa dovremo demolire dei grattacieli. Ti confido una mia fragilità: fino quasi a vent’anni mi portavo nel cuore tutto il campionario di giudizi superficiali e incrollabili che ogni giovane si porta nel cuore, fiero delle mie quattro conoscenza di storia e del mio falso puritanesimo (cioé un moralismo esasperato nei confronti degli altri senza mai pensare di analizzare me stesso…).
Per demolire il grattacielo è bastato un pomeriggio in cui, invitato da un compagno di classe, ho incontrato la Chiesa. Era un gruppo di venti persone, con alcuni anni più di me, che all’apparenza (e in seguito nella sostanza) non erano né invasati, né microcefali, né squilibrati ma che, anzi, ispiravano sentimenti di accoglienza e di simpatia.

Apriti cielo! Cosa avevano a che fare quei tali con l’Inquisizione e le Crociate e i soldi dello Ior? Cosa con l’immagine di una Chiesa reazionaria e antiquata pronta a difendere i propri interessi? Cosa con l’immagine di quattro bigotte vicine alla fossa con cui avevo, nella mia audace supponenza, immaginato la Chiesa? Macché: questi non solo si professavano cristiano-cattolici, ma davano pure l’idea di essere gente “normale” e piuttosto realizzata… Perché questa confessione pubblica? Esistono due livelli di approccio della Chiesa: la nostra presunta, obiettiva e critica obiettività e la realtà di fede.

Senza la fede, senza il fidarsi, senza Gesù, la Chiesa non ha senso, è incomprensibile, inavvicinabile e va demolita con tutte le forze. Ma se abbiamo il coraggio di tornare al Vangelo, dovremo forse aprire gli occhi sulla realtà. Sei sinceramente disposta a farlo? Sei disposta a parlare di Chiesa al di fuori dei tuoi schemi e dell’opinione dell’ultimo dei settimanali “radical-schic” la cui lettura ci fa sentire molto alternativi e contemporanei?Se sì, Giulia, rileggiti il Vangelo, uno dei quattro.

Leggi di quei dodici scelti dopo una notte di preghiera, chiamati a stare con lui. Segui il loro difficile apprendistato, le loro figuracce, la pazienza del maestro nel richiamarli, il loro invio per preparagli la strada, il desiderio di farne dei testimoni.
Leggi soprattutto la tragedia della Passione e la loro paura, la loro supponenza nel credersi forti nella fede. Leggi la loro trepidazione nel credere nella resurrezione di Gesù. Poi continua, prendendo gli Atti e segui questi apostoli forgiati dallo Spirito, la loro predicazione, le prime persecuzioni, il desiderio di raccontare Gesù. Prendi una qualsiasi delle lettere del persecutore Paolo e cogli il fuoco della sua predicazione, l’ansia dell’annuncio.
Leggi, Giulia: lì c’é la Chiesa. Chiesa popolo dei chiamati, popolo dei salvati, popolo di coloro che sono testimoni di Gesù risorto. Ma, attenta Giulia, chiediti perché loro. Chiediti se tu, fondatrice di una religione, avresti scelto quei dodici. Se tu avresti affidato l’organizzazione dell’annuncio a chi qualche giorno prima aveva giurato di non conoscerti. Se tu avresti scelto dei pescatori per divulagre il concetto di un Dio che è Trinità. Chiediti, Giulia, se dovendone scegliere dodici, li avresti scelti con idee politiche opposte e con caratteri contrastanti, sì da mettere collaborazionisti come Matteo insieme a ultranazionalisti come Simone lo Zelota.Leggi, Giulia, di questo grande sogno di Dio, di questo desiderio di comunione, di questo gruppo di disperati resi santi dalla sofferenza. Dopo, se vuoi, parleremo della Chiesa.

Bay, Bay

don Paolo