Capitolo Tredici

Little Julie,

“ammesso e non concesso che la testimonianza degli apostoli sia la loro esperienza, come faccio a riconoscere la reale interpretazione del vangelo tra le molte proposte, anche delle nuove religioni?”. Sagace il dubbio! Te lo esplicito ancora meglio: quando il mio vicino Testimone di Geova viene con la sua Bibbia e mi parla di una verità molto diversa da quella dei cattolici, chi ha ragione? O quando il mio compagno di classe in fase mistica mi da’ una sua interpretazione un po’ New Age del guru Gesù, come faccio a dire che non corrisponde a ciò che veramente Gesù voleva dirci? Ti farà ridere ma questa obiezione se la ponevano circa 1700 anni fa i primi cristiani. Sì: perché, nell’euforia del cristianesimo primitivo, se ne sentivano di tutti i colori: Gesù che, essendo Dio, non poteva avere un corpo umano che quindi era apparenza, il fatto che Gesù, pover’uomo, fosse stato prescelto da Dio per la missione e che quindi non era Dio, che la fede cristiana era una conoscenza riservata a pochi …

I primi cristiani, le prime comunità, si chiedevano turbati: “Chi ha ragione?”. Alcuni teologi elaborarono una teoria simpatica che salvò la fede cristiana. Più o meno questa riflessione dice così: è autentico solo ciò che gli apostoli direttamente hanno vissuto e testimoniato ai primi cristiani. Garanti di questa testimonianza sono i responsabili delle comunità, i vescovi. Questa teoria, detta della successione apostolica, è straordinaria: io sono certo che la mia esperienza è legata alla testimonianza dei cristiani che attraverso i secoli l’hanno fatta giungere fino a me.
Mi spiego: se guardo all’attuale vescovo di Aosta, Giuseppe Anfossi, e risalgo la corrente della storia: Lari, Blanchet … indietro a Duc … ai famosi De Sales e Bailly … fino agli albori di Gallo e Agnello, fino al probabile primo vescovo di Aosta Eustasio e al suo successore Grato … e attraverso Eusebio di Vercelli ancora indietro, sono certo di arrivare a uno dei dodici apostoli. Questa successione, fatta di persone alle volte povere, poco coerenti, ma attente al deposito della fede, ha custodito preziosamente ciò che la chiesa ha ricevuto e, nel corso dei secoli, meglio capito della presenza di Gesù.

L’assistenza dello Spirito e la puntigliosa attenzione a non perdere nulla di quanto il Signore ha detto, ha fatto sì che, anche a colpi di prese di posizione (i concili), la fede arrivasse fino a noi.
Il ruolo del vescovo di Roma, poi, il bistrattato papa, ha permesso di confermare nella fede i fedeli, cioè di garantirci che l’attuale fede è nella sostanza la fede che la chiesa ha avuto verso il Signore durante i secoli.
Quindi: chi ha ragione? Io mi picco di dire che la fede in cui credo è quella che, attraverso le comunità e i loro responsabili, da Cristo è arrivata fino a noi oggi. Che poi il signor Russel si sia svegliato un bel mattino del secolo scorso dicendo: “la fede cristiana è sballata, Dio non voleva dire questo” e abbia fondato i Testimoni di Geova, mi va benissimo, ma che non mi si venga a dire che quella è la fede della comunità cristiana! In effetti, nel leggere la Parola, i cattolici inseriscono un elemento fondamentale: la tradizione. Parola difficile e fuori moda (viene confusa con “tradizionalismo” che è un dispregiativo) che aiuta a capire il centro della fede. “Tradizione” viene da “tradere”, consegnare. Questa parola ci è consegnata, non l’abbiamo ricevuta per posta. L’abbiamo ricevuta da una comunità (più o meno credibile) che ce ne ha svelato il senso. Mi fido, perciò. Mi fido dei testimoni e del fatto che mi hanno portato la Parola intatta attraverso i marosi della storia e le stupidaggini compiute dai cristiani. Che ne dici?

the priest